venerdì 31 dicembre 2010

Buon 2011!

Non avrei mai pensato che il mio 2010 si sarebbe concluso con il deposito ai Carabinieri di un esposto per salvare la funzionalità del nostro ospedale.

Eppure è andata così, a chiusura - almeno per quest'anno - di un lungo periodo che mi ha visto concentrato sulla questione sanità in più ruoli, tutti complementari: cittadino, politico, professionista...

Cosa accadrà tra due settimane non posso prevederlo. So solo che è stato grazie a questo impegno - non da tutti riconosciuto ma i cui risultati sono, invece, a disposizione e vantaggio proprio di tutti - che le sorti della nostra comunità sono state, almeno per il momento, modificate.

E' stato un po' come cambiare il corso di una storia che sembrava segnata e tornare a sperare.

Ho già detto che sarebbe stato meglio se su questa partita si fosse andati uniti e ho detto anche perchè questo non è stato possibile.

Ribadisco solo che quando lo scontro investe sfere che vanno al di là dell'attività politica e quando si dicono - se consapevolmente o meno la cosa non cambia - cose non vere, è ovvio che qualcosa non funziona.

Si conclude il 2010 che era iniziato con una sconfitta elettorale che ha consegnato alla città un'amministrazione che mi pare politicamente inadeguata e abbiamo detto più volte perchè. Non è il momento di tornarci su.

Un 2010 nel quale ho cercato di interpretare un impegno per la città in maniera diversa, sollecitando, stimolando chi governa senza, però, rivecerne risposte. Ho interrogato il mio successore diverse volte...non ho mai avuto risposte!

Ho continuato anche a fare quella politica più ampia, che va oltre i partiti, proseguendo a mie spese l'esperienza dei forum: Paolo di Giannantonio e Gherardo Colombo sono venuti a Guardiagrele. Ricordate? E' èroseguita l'esperienza delal fiaccolata del 2 giugno. E sto già pensando alle prossime edizioni...

Certamente ho commesso errori. Per quanto ricordi, non ho mai agito pensando a secondi fini o, peggio, in mala fede. Non mi assolvo, però e dico che, in fondo, c'è sempre da migliorare e migliorarsi.

Il 2011 come sarà? Non so prevedere il futuro di cose che non dipendono da me. E neanche di quelle che riguardano la mia vita, il mio futuro politico, personale e professionale.

Certo è che, grazie a chi mi è vicino - prima di tutto la mia famiglia che quest'anno diventerà più numerosa -, farò quel che devo con il massimo impegno.

Per i miei cari, per la mia famiglia, per la mia comunità.

Buon anno 2011!

giovedì 30 dicembre 2010

Confusione all'ospedale

La notizia di stamattina del blocco del servizio di chirurgia ambulatoriale ha destato preoccupazione e, nonostante la probabile smentita (o, meglio, il probabile passo indietro della Direzione Generale della ASL), resta un clima di confusione che conferma la necessità che si vigili con la massima attenzione su quella che potrebbe essere una disattivazione di fatto dell'ospedale.

Quel che ci preoccupa è che l'ospedale, anche se tenuto in vita grazie alla terapia giudiziaria, sia, d'altra parte, sottoposto ad una lenta ma inesorabile eutanasia a causa di spostamenti di personale, mancata sostituzione di figure essenziali (come nel caso delal radiologia), annullamento di servizi, blocco di prenotazioni.

E' grave che il Direttore Generale non conosca un provvedimento che elimina uno dei servizi più importanti dell'ospedale, servizio che doveva essere addirittura potenziato secondo le previsioni dello stesso Piano Operativo.

Tra l'altro a noi risulta che questo documento sia stato firmato dopo la pronuncia del Consiglio di Stato e se ciò fosse vero ci troveremmo di fronte ad un fatto gravissimo.

Stiamo assistendo ad uno spettacolo preoccupante che ci ha imposto una decisione che avevamo rinviato fino ad oggi e che, invece, alla luce dei fatti si rivela ancor più urgente.

Domani presenteremo, infatti, un esposto alla Procura della Repubblica, per il tramite della stazione dei Carabinieri di Guardiagrele, nel quale chiediamo semplicemente di vigilare su quel che accade nel nostro ospedale visto che, nonostante una formale diffida inoltrata lo scorso 15 dicembre, la funzionalità del SS. Immacolata viene messa e potrebbe essere ancora messa a rischio e ciò nonostante l'ospedale debba continuare a svolgere il suo essenziale servizio.

Anche se il servizio di chirurgia ambulatoriale fosse ancora attivo (e su questo ci aspettiamo un formale provvedimento della Direzione Aziendale che assegni medici e spazi al servizio che ha sempre garantito la sua piena operatività e professionalità), restano altri problemi dei quali chi ha autorità deve necessariamente farsi carico.

Il fatto che la disposizione, che sembra adottata addirittura all'insaputa della Direzione Generale, sia stata smentita, infatti, non ci conforta perchè, anzi, conferma lo stato di abbandono in cui versa la nostra sanità dove, tra l'altro, non solo il diritto alla salute, ma anche quello al lavoro pare messo in discussione come abbiamo messo in evidenza in una relazione trasmessa alla stampa.


Questo il testo dell'esposto

Al Sig. Procuratore della Repubblica di Chieti
per il tramite della Stazione dei Carabinieri di GUARDIAGRELE

p.c. a S. E. Il Prefetto CHIETI

Guardiagrele, 30 dicembre 2010

Oggetto: ospedale <> di Guardiagrele - esposto

I sottoscritti Gianna Di Crescenzo, Carla Altorio, Simone Dal Pozzo, Angelo Orlando e Gianluca Primavera, tutti residenti in Guardiagrele, con riferimento alla situazione del presidio Ospedaliero „SS. Immacolata“ di Guardiagrele, espongono quanto segue.

Con Delibere nn. 44/2010 e 45/2010 del Commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari della Regione Abruzzo, nell’ambito del c.d. “Piano Operativo 2010” era disposta la disattivazione dell’ospedale “SS.Immacolata” di Guardiagrele entro il 31.12.2010.

A seguito di azione giudiziaria, il Consiglio di Stato, con decreto cautelare urgente n. 5679/2010 del 13.12.2010 sospendeva l’efficacia del Piano Operativo relativamente alla disattivazione dell’ospedale, rinviando per la discussione dell’appello cautelare all’udienza del 14.1.2011.

Con nota del 15.12.2010, i sottoscritti diffidavano il Commissario ad acta, il sub Commissario, il Direttore Generale della ASL di Chieti dall’adottare deliberazioni e/o atti che, sia pure di fatto, avessero comportato la disattivazione dell’ospedale e, quindi, invitavano a voler sospendere ogni atto che comporti trasferimenti di personale, mobilità di dipendenti, traslochi di uffici, spostamento di mobili, arredi, attrezzature e ogni altra azione che, direttamente o indirettamente, prosegua o intraprenda la realizzazione, sia pure de facto, della disattivazione dell’ospedale, rammentando che il provvedimento giudiziario comporta la cessazione di tutte le procedure relative alla disattivazione dell’ospedale.

Da notizie apparse sulla stampa, sembra che sia stata disposta non la sospensione ma la cessazione dei servizi di chirurgia non solo in regime di day surgery ma anche ambulatoriale, servizi che, fino ad oggi, hanno garantito una efficace e, soprattutto, tempestiva risposta alla richiesta di assistenza proveniente dal territorio che fa capo all’ospedale.

Un eventuale provvedimento che dispone la cessazione di un servizio essenziale come la chirurgia ambulatoriale – servizio che, tra l’altro, lo stesso Piano Operativo dovrebbe comunque continuare a garantire – costituirebbe una grave lesione del diritto alla salute dei cittadini, delle norme che garantiscono l’erogazione dei pubblici servizi oltre che una violazione del provvedimento giudiziario che congela, almeno fino al prossimo 14 gennaio, la situazione dell’intero ospedale “SS. Immacolata” di Guardiagrele.

Sembrerebbe anche che tale provvedimento sia stato smentito dalla Direzione Generale della ASL, ma questo conferma solo un clima di confusione con conseguente violazione di quanto disposto dal provvedimento giudiziario sopra richiamato che, come detto, nel momento in cui sospende l’efficacia delle delibere commissariali che chiudono l’ospedale, impediscono l’adozione di provvedimenti che non abbiano una natura esclusivamente organizzativa.

Lo stesso discorso si pone per eventuali ulteriori atti adottati che vadano nella direzione di una lenta ma inesorabile (sia pure, magari, non scritta) chiusura del Presidio Ospedaliero di Guardiagrele.

Tanto si doveva alla S. V. Ill.ma perché, in un momento così delicato per la sanità del nostro territorio, si accerti se siano state compiute violazioni e si vigili affinché il diritto dei cittadini venga tutelato e garantito assicurando la piena funzionalità di una struttura ospedaliera essenziale.

Si allegano i seguenti documenti:
1) copia del decreto del Consiglio di Stato n. 5679/2010;
2) copia diffida in data 15.12.2010.

Con ossequio.

Gianna Di Crescenzo Carla Altorio Simone Dal Pozzo Angelo Orlando Gianluca Primavera

Piano Operativo e diritto al lavoro

Il Piano Operativo forse mieterà vittime anche tra i lavoratori del comparto sanitario soprattutto se non sarà fatta chiarezza nella giungla di norme e previsioni che riguardano proprio la materia del personale.

Nei ricorsi (due al TAR e uno al Consiglio di Stato) avevamo messo in evidenza le gravi illegittimità del Piano Operativo concentrandoci soprattutto sull’aspetto relativo all’organizzazione della rete ospedaliera.

Approfondendo i contenuto del Piano Operativo anche nella parte che riguarda la spesa per il personale e confrontando quanto in esso è stabilito con i recenti atti della ASL di Chieti e, soprattutto, con la legge di stabilità per il 2011, la confusione aumenta sempre più.

La partita delle stabilizzazioni e delle nuove assunzioni è delicatissima e viene da pensare che la chiusura di strutture ospedaliere sia solo la conseguenza dell’incapacità di ricollocare in maniera più intelligente le risorse umane disponibili.

Le perplessità – a dir poco – nascono dall’esame di un caso concreto, quello dell’ospedale di Guardiagrele che è stato, almeno per ora, graziato dalla sospensiva del Consiglio di Stato. Il presidio vive una situazione drammatica se si guarda ai servizi di diagnostica.

Dal 1° gennaio cesseranno dal servizio due medici della Radiologia (tra essi il Primario e Direttore Sanitario dell’Ospedale) e il blocco delle assunzioni diventa la principale causa di preoccupazione per la vita del SS. Immacolata di Guardiagrele. Insomma, quel che potrebbe salvare il Consiglio di Stato, potrebbe essere azzerato dalla scellerata gestione del personale.

Ma ci chiediamo se veramente ci dovrà essere questo blocco delle assunzioni e, soprattutto, in che misura.

Andiamo con ordine.

Il Piano Operativo (la delibera 44/2010) prevede che, al di là della possibilità di trasformazione di posti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato (“che non comporta alcun aumento di spesa”), “eventuali ulteriori assunzioni potranno effettuarsi nel limite massimo del 10% del turn-over rispetto alle cessazioni di personale che si verificano nell’anno 2010”.

Ciò significa che, in base al Piano Operativo, su 100 cessazioni, appena 10 potranno essere le assunzioni. Il primo problema è che questa viene presentata come una eventualità e non come un obbligo.

In base a questa previsione, la ASL, con la delibera 1042/2010 (non si sa se ancora al vaglio del Commissario), ha previsto la trasformazione di 95 contratti da tempo determinato a tempo indeterminato attingendo da concorsi o da mobilità. Sfugge su questo punto la logica seguita per individuare il numero dei contratti da trasformare dal momento che è chiaro che i precari della sanità della provincia di Chieti sono ben più di 95. E non si comprende neanche la logica seguita per stabilire che alcune figure professionali vengono attinte da graduatorie di concorso e altre da mobilità.

Insomma, visto che queste trasformazioni non comportano alcun aumento di spesa (è lo stesso ritornello che la direzione generale ha ripetuto per farci capire – ma noi lo sapevamo benissimo – che la disattivazione dell’ospedale di Guardiagrele non avrebbe comportato nessun risparmio), perché non si trasformano tutti i contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato?

La previsione più sconcertante della delibera aziendale, poi, è quella secondo la quale le nuove assunzioni (nel famoso limite del 10% rispetto alle cessazioni entro il 2010) sono appena 17 e riguardano esclusivamente direttori di struttura complessa e dirigenti medici. Viene da chiedersi: e le altre figure professionali? Perché il tetto del 10% riguarda solo le cessazioni dal lavoro di dirigenti medici e non tutte le categorie?

In questo quadro si innesta la previsione della legge di stabilità per il 2011 (legge 13.12.2010, n. 220) che, al comma 52 dell’articolo 1, ha praticamente stabilito che, nel caso in cui i tavoli di verifica dei piani di rientro delle regioni commissariate (tra cui l’Abruzzo) accertino una attuazione dei piani di rientro anche “in misura parziale,…non operano le…misure di blocco automatico del turn-over, nel limite massimo del 10 per cento e in correlazione alla necessità di garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza”.

Insomma, la legge ha stabilito che nella regione Abruzzo (per la quale non c’è stata una bocciatura, come si rileva dagli ultimi verbali dei tavoli di verifica), si può procedere a 10 nuove assunzioni per 100 pensionamenti. Anche in questo caso non si fa differenza tra categorie professionali con la conseguenza che questo sblocco – sia pure parziale - del turn over riguarda tutti i lavoratori (quindi anche infermieri, operatori assistenziali…).

Il quadro appare complicato dal momento che ci troviamo di fronte alla sovrapposizione (o affiancamento?) della previsione del Piano Operativo e della Legge 220/2010. Qualcuno deve spiegare cosa si può fare e, soprattutto, deve dire se sia legittimo limitare il turn-over (sia pure nella misura del 10%) ai soli dirigenti medici o direttori di strutture complesse. Anche perché, a questo ultimo proposito, se è vero che le Unità Operative Complesse dovranno essere ridotte, è chiaro che vi sarà la disponibilità di Direttori che ben potrebbero essere ricollocati anziché procedere a nuove assunzioni.

Qualcuno, poi, dovrebbe anche dire se questo sblocco può essere esteso al 20% (10% previsto dal Piano Operativo e 10% previsto dalla legge di stabilità) e, soprattutto, dovrebbe chiarire il criterio con il quale operare dal momento che la legge è chiara nel precisare che le nuove assunzioni devono servire a garantire i livelli essenziali di assistenza. Ciò vuol dire, tornando al caso di Guardiagrele, che i posti vacanti in un servizio di diagnostica essenziale come la radiologia, non possono essere lasciati vuoti.

Il tema del personale, infine, si completa con la partita delle mobilità conseguenti alla disattivazione degli ospedali.

Mentre per Casoli e Gissi il quadro delle unità di personale disponibile a seguito delle chiusure e da ricollocare era stato concordato con i sindacati (e da lì si vedeva, ad esempio, che il Pronto Soccorso era praticamente sparito e sarebbe sparito anche a Guardiagrele), per il SS. Immacolata il piano è stato praticamente adottato d’imperio.

Sappiamo che la scorsa settimana in una riunione i Sindacati avrebbero dovuto discuterne e sappiamo anche che, grazie alla sospensione del Piano Operativo che abbiamo ottenuto, quell’incontro non si è più tenuto.

Eppure, richieste di mobilità verso altre strutture della ASL, formulate nel dubbio circa il futuro prossimo della struttura ospedaliera di Guardiagrele continuano ad essere sollecitate sulla base di un “avviso di mobilità” che ci auguriamo sia sparito visto che tutte le procedure per la disattivazione sono praticamente sospese, almeno fino al prossimo 14 gennaio.

Il quadro appare abbastanza complicato a causa del sovrapporsi di norme e disposizioni che a volte sono complementari, a volte sono contraddittorie.

Certo è che, se è possibile procedere a nuove assunzioni, non si vede la ragione per la quale si limita la possibilità di azione quando, invece, la necessità di garantire assistenza è sempre crescente, come dimostrato dal fatto che in questi giorni l’ospedale di Guardiagrele, che dal 31 doveva essere praticamente vuoto, è, invece, stracolmo di degenti nei reparti per acuti.

Non vorremmo che questa partita, oltre che pesare sul diritto alla salute, pesi in maniera non meno preoccupante sul diritto al lavoro.

sabato 25 dicembre 2010

Buon Natale!


giovedì 23 dicembre 2010

Invece di essere uniti...

Non avrei mai pensato che la questione ospedale potesse diventare occasione di scontro o, meglio, di scontro così duro.

Ho cercato negli incontri in piazza e, l'ultima volta, martedì in consiglio comunale, di ragionare sulle carte, sui documenti.

E' ammissibile e, anzi, scontato, che l'iniziativa politica (un progetto, un'idea, una scelta) possa essere oggetto di critica, anche dura.

Quel che mi amareggia è il voler smentire ciò che i fatti e i documenti attestano in maniera chiara.

Perchè il gruppo consiliare di maggioranza dice (e scrive nelle bacheche) che il TAR ha accolto il loro ricorso raggiungendo un risultato che gli altri ricorsi non avevano raggiunto?

Perchè si dice questo quando:

- il Consiglio di Stato il giorno prima ha sospeso, su nostra iniziativa, il piano che chiude l'intero ospedale?

- la decisione di cui si vanta l'amministrazione incide sulla sola operatività del Pronto Soccorso e dei servizi annessi?

- quella stessa decisione è stata ottenuta anche da noi, in uno dei due ricorsi che abbiamo promosso?

Perchè si dice che il ricorso dell'amministrazione è redatto in maniera tecnicamente corretta senza contenere rivendicazioni di carattere politico?

Perchè si dice questo quando:

- nessuno di quelli che fa queste dichiarazioni ha mai visto il nostro ricorso?

- non si dice che il quel ricorso si dice che non si è contrari per principio alla disattivazione dell'ospedale di Guardiagrele?

E pensare che il risultato ottenuto al Consiglio di Stato è un risultato che guarda all'interesse dell'intera comunità!

E pensare che chi amministra avrebbe potuto congratularsi non con me nè con il gruppo ma per il risultato che è, lo ripeto, a vantaggio non di una parte ma della città intera!

E' vero che è importante il risultato, ma...

Buone feste!

mercoledì 15 dicembre 2010

martedì 14 dicembre 2010

Consiglio di Stato: l'ospedale per ora non chiude

Il Consiglio di Stato ha sconfessato il Programma Operativo e ha sospeso la delibera 45 del 5 agosto 2010. L’ordinanza del Consigliere delegato della V Sezione del Consiglio di Stato Marzio Branca ha praticamente travolto la delibera commissariale che disponeva la disattivazione dell’ospedale di Guardiagrele entro il 31 dicembre 2010.

Il gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune” ha ottenuto il risultato per il quale stava lottando dallo scorso mese di agosto.

Il Consiglio di Stato si è pronunciato sulla istanza di revoca dell’ordinanza del TAR de L’Aquila con la quale era stata rigettata la richiesta di sospensiva sul presupposto, oggi smentito dal Consiglio di Stato, che il Pronto Soccorso avrebbe continuato ad operare secondo le modalità ordinarie e preesistenti.

Nell’appello, depositato lunedì scorso, si era messo in evidenza come questo dato era sostanzialmente smentito dalla stessa delibera 45 che prevedeva una assistenza medica e infermieristica per sole 12 ore al giorno.

Ed è stato proprio questo il dato che ha convinto il Consiglio di Stato che, però, si è spinto oltre stabilendo, in considerazione del rilievo costituzionale del diritto alla salute, la sospensione della delibera commissariale.

Il primo effetto pratico del provvedimento del Consiglio di Stato è il blocco delle procedure che avrebbero portato, entro fine anno, alla chiusura dell’ospedale.

Ciò significa che l’interruzione dei ricoveri nei reparti di degenza (Medicina, Geriatria e Lungodegenza) che sarebbe partito domani (15 dicembre), dovrà essere revocata e, quindi, l’attività di tutti i reparti e di tutti i servizi proseguirà ordinariamente in attesa della discussione nella camera di consiglio che è stata fissata per il prossimo 14 gennaio.

La decisione giunge a pochi giorni dalla decisione della Direzione Generale che non solo sospendeva i ricoveri ma azzerava anche i servizi annessi all’ospedale.

Con un verbale del 3 dicembre scorso, infatti, la ASL aveva deciso la riduzione dell’orario di servizio della radiologia e del laboratorio analisi che sarebbero stati operativi, rispettivamente, solo per 12 e 6 ore al giorno. Il Pronto Soccorso, poi, era trasformato in un Punto di Primo Intervento che non avrebbe potuto garantire il suo normale servizio anche a causa della disattivazione del servizio di navetta verso Chieti.

Insomma, di fronte all’annullamento del fondamentale diritto alla salute, grazie all’azione caparbia e convinta del gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune”, portata avanti di fronte allo scandaloso silenzio dell’amministrazione comunale, la città di Guardiagrele si vede restituita la speranza che un disegno così nefasto possa essere portato a compimento.

Non è solo il Pronto Soccorso, quindi, a dover essere mantenuto ma l’intero ospedale e questo è il risultato che tutti speravamo e che riconsegna alla legalità e alla sicurezza un intero territorio depredato del suo bene più importante.

Il ricorso, promosso dal gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune” e sostenuto nella sua seconda formulazione dal TdM, è solo uno degli atti giudiziari che il centrosinistra guardiese ha intentato per scardinare l’impianto del Piano Operativo.

Proprio stamattina, infatti, è stato depositato un nuovo atto con il quale sono stati impugnati gli atti da ultimo adottati dalla Direzione Generale e sui quali è stato chiamato a pronunciarsi il Presidente del TAR.

Ma questa decisione è certamente superata da quella del Consiglio di Stato che sostanzialmente assorbe ogni altro provvedimento dal momento che sancisce la sospensione della delibera 45 nella parte in cui prevede la disattivazione di tutto l’ospedale.

Questa decisione, ancor più importante perché emanata dal Consiglio di Stato, dovrebbe convincere chi non ha ritenuto di spendersi fino in fondo contro il Programma Operativo, del fatto che non c’era nessun allarmismo quando si denunciavano i pericoli contenuti nel disegno del Commissario Chiodi e del sub-commissario Baraldi.

Soprattutto è un monito per chi ha fatto pubbliche dichiarazioni, persino in diretta televisiva, circa la presunta conservazione della situazione.

Non è possibile, infatti, far ritenere alla cittadinanza di un intero comprensorio che tutto sarebbe rimasto come prima quando, invece, così non è.

Questo è, quindi, il momento di una riflessione seria anche sugli atteggiamenti di chi aveva ed ha ruoli che richiedevano ben altro impegno.

Se il nostro ricorso non fosse stato discusso il 1° dicembre non avremmo creato il presupposto perché oggi il Consiglio di Stato ci desse ragione e perché si tornasse a discutere su un punto – quello relativo alla sicurezza del Pronto Soccorso – che oggi, come avevamo abbondantemente previsto, risultava smentito da provvedimenti aziendali che fortunatamente il Consiglio di Stato ha travolto.

Dovrebbe interrogarsi chi riteneva di avere strappato conquiste (RSA, centri Alzheimer e ospedali di comunità) portando in consiglio comunale proposte irricevibili e affiggendo manifesti sul presunto futuro dell’ospedale. Dovrebbe recitare il mea culpa chi ha avuto il coraggio di dire che la prevista chiusura era stata smentita.

Quel che è certo è che per ora la delibera di Chiodi è stata sonoramente bocciata e, con essa, il disegno di chi ha continuato a spacciare per riconversione la chiusura dei piccoli ospedali.

In merito al ricorso dell'amministrazione, il sindaco Salvi farebbe bene a dire che il TAR ha limitato la sua decisione agli effetti sul Pronto Soccorso (e nonha detto che si può continuare a ricoverare i pazienti), lo stesso TAR che oggi è stato solennemente smentito dal Consiglio di Stato. Questo, decidendo sul nostro appello, invece, ha sospeso l’intera delibera. Ma evidentemente, quando parla di esercitazioni politiche intellettualistiche, si riferisce a se stesso.

Del resto, quando sabato mattina ha comunicato ai sindaci che si era sull’orlo del baratro, ha preferito non incontrare l’opposizione che gli avrebbe fatto comprendere come l’allarme era stato lanciato da tempo, mentre lui favoleggiava di trattative, promesse, incontri sulla pelle dell’ospedale che si era candidato a salvare e, invece, accompagnava al cimitero.

Dica, invece, che, se oggi Guardiagrele ha una speranza, è perché il gruppo “Guardiagrele il bene in comune” l’ha costruita.

sabato 11 dicembre 2010

Tutto è compiuto?

Pare che il provvedimento che sospende i ricoveri sia già sul tavolo della Direzione Sanitaria e dei primari dell’Ospedale “SS. Immacolata” di Guardiagrele.

Così da mercoledì prossimo, come annunciato dalla Direzione Generale e mai smentito, nonostante le rassicurazioni a mezzo manifesti del Sindaco, non vi saranno più ricoveri a Guardiagrele e saranno smantellati reparti per acuti e lungodegenza.

Pare che sia stato anche deciso il ridimensionamento della radiologia, anche a causa del pensionamento del primario e di un medico e la sostituzione del laboratorio analisi con un punto prelievi senza nessuna assistenza di tecnici e specialisti.

Il momento è grave; siamo ad una svolta per la storia della città che consegna un quadro di gravi responsabilità dalle quali non è certamente immune l’attuale amministrazione.

Accreditatisi come i salvatori dell’ospedale, Salvi e i suoi amici hanno mantenuto il sacco di chi stava scippando Guardiagrele e i suoi cittadini del bene più importante: il diritto alla salute.

Le dichiarazioni tv del 7 dicembre è stata la comica finale: Salvi che disperatamente parlava di un ricorso fatto per forza e Zavattaro e Budassi che, con le loro dichiarazioni, smontavano in diretta televisiva l’impianto della richiesta di bloccare le delibere di Chiodi.

Salvi che diceva di sperare nella sospensione del Piano Operativo perché mette in crisi il pronto soccorso e i reparti per acuti e, subito dopo, Zavattaro e Budassi, dichiarando che tutto resta come prima, sconfessavano a parole ciò che è scritto negli atti.

La drammatica verità è che è stato silente di fronte a questo disegno. Dai tavoli di trattative di cui ha parlato – salvo poi denunciare nel ricorso di non essere stato consultato – cosa ha portato a casa? Cosa mai potrà sostituire un ospedale? Come si può accettare il principio della disattivazione di una struttura che ha continuato a garantire assistenza a tutto il bacino pedemontano?

E Guardiagrele sarebbe una delle 100 città per la sicurezza? La sicurezza per chi? - viene da chiedersi.

Come può il sindaco colpito da un così grave provvedimento dichiarare che gli basta qualcosa in più di un PTA?”.

Il gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune”, da parte sua, ha mantenuto la parola data alla cittadinanza e proprio questa mattina ha notificato l’appello al Consiglio di Stato contro l’ordinanza cautelare del TAR de L’Aquila che aveva respinto la sospensiva richiesta nel ricorso bis presentato con il Tribunale del Malato.

“Nell’atto abbiamo messo in evidenza come l’assunto al quale il TAR ha prestato fede secondo il quale il Pronto Soccorso resterà funzionante nelle 24 ore con le modalità «ordinarie e preesistenti» è smentito dalle stesse difese dell’Amministrazione e dai documenti che abbiamo prodotto. L’ordinanza, in ogni caso, non ha tenuto in nessun conto la grave lesione al diritto all’assistenza sanitaria rappresentato dalla disattivazione dei posti letto per acuti.

Abbiamo chiesto che il Presidente della sezione assegnataria pronunci, stante l’assoluta urgenza che non consente neanche di attendere l’udienza di discussione, un provvedimento interinale di sospensione e confidiamo che, sulla base delle argomentazioni portate e dei documenti, ci possa ancora essere un blocco.

Nel frattempo, facendo riferimento proprio all’ordinanza del TAR, abbiamo nuovamente diffidato Regione, Commissario, ASL e Sindaco dall’adottare o avallare atti e provvedimenti che, «riducendo personale, spostando Unità Operative, disattivando Reparti per acuti (con conseguente modificazione anche del regime delle consulenze per il Pronto Soccorso), comportino una modificazione del regime di operatività – rispetto a quello attuale del quale è stata garantita la continuità – del Pronto Soccorso e, di conseguenza, dell’intero Ospedale “SS. Immacolata” di Guardiagrele»”.

Sabato mattina, intanto, il sindaco ha convocato i sindaci del territorio.

Sarà, probabilmente, l’ultimo atto di questa farsa, la celebrazione delle esequie di un cadavere che ha lentamente accompagnato al cimitero.

martedì 7 dicembre 2010

venerdì 3 dicembre 2010

Respinto il ricorso elettorale

Il TAR di Pescara ha respinto il ricorso del gruppo consiliare "Guardiagrele il bene in comune" relativo all'esito delle amministrative di marzo.

Il centrosinistra aveva rilevato la mancanza assoluta di identificazioen ai seggi dei 24 cittadini comunitari che, benchè ammessi al voto in base ad un aattestazione del sindaco, avevano votato senza esibire nessun documento di identità e senza essere identificati espressamente dai componenti del seggio.

Il TAR ha ritenuto che le firme apposte sulle pagine dei verbali di sezione, firme che, unitamente al timbro, vidimano i registri, fanno fede anche dell'identità delle persone i cui nomi erano comunque stati riportati nelle apposite pagine.

L'Amministrazione Salvi resta, quindi, in sella per 23 voti e con un grande dubbio che ancora resta sul fatto che quei cittadini siano stati realmente identificati.

giovedì 2 dicembre 2010

Persa la battaglia, ma non la guerra!

Con una ordinanza di cui non conosciamo ancora le motivazioni, il TAR de L'Aquila ha rigettato la richiesta di sospensione delle delibere commissariali che decretano la chiusura dell'ospedale di Guardiagrele, dopo averne chiusi altri quattro in Abruzzo.

La discussione di ieri non è riuscita a convincere il Collegio della gravità della situazione. La decisione, per il momento, legittima l'operato di chi vuole definitivamente affossare la sanità pubblica e il diritto alla salute e all'assistenza nelle zone interne. Questo è un fatto gravissimo.

Noi andremo avanti. Impugneremo davanti al Consiglio di Stato questa decisione e percorreremo ogni strada per difendere una posizione di cui siamo fermamente convinti.

Qualcuno dovrà interrogarsi a Roma, a L'Aquila e a Guardiagrele sulle proprie responsabilità, su atti che cancellano definitivamente la sicurezza di un intero territorio che resterà privo della benchè minima tutela. Qualcuno dovrà spiegare ai cittadini perchè ha perseguito con così ferma caparbietà il disegno di cancellare i piccoli ospedali concependo un disegno ingiustificato e pericoloso. Qualcuno, a Guardiagrele, dovrà spiegare perchè ha supinamente avallato, sposando il principio della riconversione, questo scellerato programma, ha tergiversato, ha segretamente trattato senza informare nessuno.

Dal Municipio, intanto, non è giunta neanche una telefonata che si sarebbe aggiunta alle decine di chiamate di cittadini e operatori interessati alla sorte del nostro ospedale.

Anche all'amministrazione preannunciamo che abbiamo perso una battaglia ma non la guerra e che lo scontro da oggi sarà ancora più duro.

Non avremo nessun altro interesse se non quello di difendere, ad ogni costo, l'ultimo presidio di tutela della sanità pubblica di una intera comunità.

Diffidiamo ancora una volta chiunque dal porre in essere atti che pongano in pericolo questo interesse e dall'avallare condotte che hanno il solo effetto di depredare i cittadini del bene più importante: la salute.

L'attesa


mercoledì 1 dicembre 2010

In ansia per l'ospedale

Domani il responso


Stamattina si è svolta davanti al TAR L'Aquila la discussione del ricorso promosso dal gruppo consiliare di centrosinistra "Guardiagrele il bene in comune" contro le delibere con le quali si decide la chiusura dell'ospedale di Guardiagrele entro il prossimo 31 dicembre.

Nel corso della discussione davanti al Tribunale l'avvocatura distrettuale ha prodotto un documento a firma della Baraldi dal quale, secondo la difesa dell'amministrzione, dovrebbe risultare che la popolazione è sicura.

La difesa dei ricorrenti ha fatto presente al Tribunale che il Piano Operativo mette nero su bianco (pag. 17 dell'allegato B) che l'assistenza medica e infermieristica è prevista per le 12 ore e che le stesse difese avversarie prevedono la costituzione di un PTA da affidare alle cure dei medici di famiglia per occuparsi di codici bianchi e verdi.

E' stata manifestata la disponibilità ad una sospensione con invito all'amministrazione al riesame delle delibere tenendo conto dei vizi che sono stati denunciati nel ricorso.

Ieri, intanto, al termine dell'assemblea in ospedale nel corso della quale i consiglieri hanno informato ancora una volta i cittadini, questi sono saliti sul tetto dell'ospedale ed hanno issato uno striscione che rivendica "diritto alla salute e diritto all'ospedale".

martedì 30 novembre 2010

Il giorno del giudizio!/2

Domani 1 dicembre sarà il giorno della verità, nel quale la politica cederà il passo alla giustizia.

Il Programma Operativo firmato da Chiodi e Baraldi, dunque, passa ancora una volta al vaglio del TAR de L'Aquila.

Dopo il rigetto delle richieste di sospensiva sollevate nei mesi scorsi, il ricorso presentato dal gruppo consiliare di opposizione al comune di Guardiagrele diventa la leva che potrebbe scardinare o, comunque, compromettere gravemente un disegno politico scritto tra Roma e L'Abruzzo.

Al Tribunale amministrativo regionale è rimessa la decisione che potrebbe segnare la svolta nella sanità abruzzese.

Se la sospensiva sarà accolta, vuol dire che ci sarà ancora una speranza per la sanità pubblica in Abruzzo; se sarà rigettata, vorrà dire che interi territori, già depredati di tutto (della scuola e dei trasporti, ad esempio) resteranno privi anche della tutela del diritto alla salute che ancora gli era riconosciuto.

Tecnicamente la situazione di Guardiagrele è diversa da quella di Casoli, Gissi, Pescina e Tagliacozzo. A differenza delle strutture di questi comuni, che erano già disattivate al momento della presentazione dei ricorsi, l'ospedale di Guardiagrele è ancora operativo.

Qualche giorno fa c'è stata la conferma che si attende l'esito di questo giudizio prima di emettere atti formali che diano attuazione alla delibera n. 45 del commissario Chiodi, come ha confermato la direzione sanitaria della ASL di Chieti.

Ecco perchè in questo caso il TAR non potrà dire che il danno si è consumato ed è questo il motivo per il quale tutti guardano con attenzione e trepidazione a questa decisione.

La responsabilità che grava sulle spalle del collegio aquilano è una responsabilità seria dalla quale dipendono le sorti di interi territori, di non meno di 40000 cittadini residenti nell'area che fa riferimento al "SS. Immacolata" di Guardiagrele.

Questo poteva essere il momento della condivisione e della difesa corale di un diritto da parte di una intera città, ma c'è stata una parte, quella che sostiene l'amministrazione comunale e lo stesso Chiodi, che ha preferito tergiversare, ritardare, trattare segretamente, protestare all'apparenza e condividere nella sostanza una logica che noi abbiamo sempre e convintamente rigettato.

Siamo stati i primi in Abruzzo a parlare della necessità di impugnare il Programma Operativo. Lo facemmo pubblicamente in piazza lo scorso 22 agosto, a poco più di una settimana dalla disattivazione dei primi ospedali.

Abbiamo lanciato per primi una diffida che in pochi, per la verità, hanno condiviso.

Siamo scesi in piazza tre volte negli ultimi due mesi per condividere con i cittadini tutti i nostri passi.

La scorsa settimana abbiamo incontrato il Prefetto di Chieti al quale abbiamo illustrato la gravità e la serietà della situazione.

Abbiamo raccolto nelle strade e nelle piazze la preoccupazione di tanta gente che teme per il suo futuro e che ha riposto nella nostra iniziativa giudiziaria le proprie speranze che sono soprattutto quelle dei nuovi poveri, quelli che non hanno famiglia, che non hanno assistenza, che vedono compromessa la possibilità di avere il sostegno necessario nel momento del bisogno.

Ci siamo fatti carico, nel silenzio della politica locale, di un vuoto e di un silenzio che non hanno pari. Abbiamo assunto sulle nostre spalle una iniziativa che, se non fosse stata presa, oggi ci vedrebbe di fronte a decisioni definitive.

Se non avessimo dato inizio a questa azione giudiziaria la Direzione Generale avrebbe già messo nero su bianco le sue determinazioni. E lo avrebbe fatto senza nessuna difficoltà perchè nessuna difficoltà ha avuto, ad esempio, a dire che il piano operativo non produce risparmio.

Oggi sentiamo il peso di questa enorme responsabilità, ma abbiamo la serenità di avere fatto molto di più di quello che a noi si poteva chiedere.

Chi amministra Guardiagrele ha preferito percorrere altre strade, ha denunciato e denuncia la mancata consultazione dei sindaci e, poi, ha trattato con Chiodi e Baraldi per avere poco più di niente; ha difeso e difende una sanità del territorio che nulla garantisce ai cittadini.

Ad una sola delle cose che ha detto l'amministrazione noi crediamo: quando dice che un PTA non basta.

E' vero! Non le basta, non basta a Salvi un PTA perchè si vogliono anche una RSA, un centro Alzheimer, un ospedale di Comunità e questo mentre sono gravemente compromessi, già da oggi, anche i servizi della diagnostica.

Due medici lasceranno la Rediologia entro un mese e già da tempo è sospeso un progetto sperimentale per la ricerca del tumore al seno. Cosa ha fatto l'amministrazione?

E dove sono i capipopolo che hanno carpito la buona fede e i timori della gente per farsi campagna elettorale?

Li avete più sentiti Tavani, Micucci, Di Stefano, Febbo, Montepara...Cosa hanno da dichiarare su questa pagina nera della sanità pubblica scritta dai personaggi che hanno contribuito ad eleggere?

E i cittadini guardiesi che hanno dato fiducia a chi aveva promesso che l'ospedale non sarebbe mai stato chiuso hanno finalmente capito che questa farsa è finita?

Il nostro ricorso, come dicemmo in agosto, non guarda, però, solo a Guardiagrele perchè è certo che se il TAR darà uno stop questo sarà per tutti; significherà che vi è ancora chi ha il coraggio di stabilire che un sistema sanitario non può essere il frutto di una trattativa fatta tra pochi tecnici su un tavolo romano; significherà che c'è ancora spazio per rivedere scelte illegittime e immotivate che dalla sera al mattino hanno smantellato un sistema di sanità pubblica che aveva già subito pesanti tagli e che aveva superato anche il vaglio della compatibilità economica perchè frutto di un severo piano di rientro; significherà che l'intera regione, grazie all'iniziativa di cinque consiglieri di opposizione di un comune di 10000 abitanti, avrà ancora una speranza da coltivare.

Il giorno del giudizio!


domenica 28 novembre 2010

sabato 27 novembre 2010

Altro che smentita!


Questa è la nota della Direzione sanitaria aziendale delal ASL di Chieti che, secondo l'Amministrazione, smentirebbe l'esistenza di un atto che stabilisce la chiusura dell'ospedale di Guardiagrele il prossimo 15 dicembre.


Effettivamente è così. Il problema è che nessuno aveva mai parlato di un documento già scritto e di una decisione già presa poichè si è detto che la ASL attende l'esito della discussione del nostro ricorso (il prossimo 1° dicembre) per decidere e, quindi, non c'era niente da smentire.


Piuttosto in quella lettera della ASL si conferma che si procederà a dare attuazione alla delibera commissariale n° 45 che è quella che stabilsce che il nostro ospedale sarà sostituito da un Presidio Territoriale di Assistenza.


Questo dovrebbe far preoccupare un po' tutti! Altro che smentita!


P.S. La direzione sanitaria, confermando che eseguirà la delibera che decide la disattivazione dell'ospedale, dice - sia pure implicitamente - che il PTA non avrà neanche gli accessori (RSA. ospedale di comunità, centro Alzheimer...) che, secondo l'amministrazione, sono in grado di soddisfare le esigenze di salute del territorio.


Non prendiamoci in giro, per favore!

venerdì 26 novembre 2010

mercoledì 24 novembre 2010

Il 15 dicembre...

Il Prefetto ci riceverà tra un'ora

Questi gli argomeni il gruppo consiliare "Guardiagrele il bene in comune" rappresenterà al prefetto nell'incontro che fa seguito alla richiesta inoltrata ieri.

1. Con le delibere 44 e 45 del 2010 il Commissario per il rientro dai disavanzi sanitari ha approvato il Piano Operativo 2010 che prevede la disattivazione di cinque piccoli ospedali. Quelli di Casoli, Gissi, Pescina e Tagliacozzo sono già chiusi.

2. Per il 31 dicembre 2010 è prevista la chiusura dell’Ospedale “SS. Immacolata” di Guardiagrele. Con la disattivazione è prevista la sostituzione dell’Ospedale con un Presidio Territoriale di Assistenza (PTA)

(doc. 1 – scheda del Piano Operativo relativa all’ospedale di Guardiagrele)

(doc. 2 – descrizione del PTA)

3. Il gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune” ha diffidato le Autorità sanitarie (regionali e locali) dall’adottare o avallare decisioni che determinano la chiusura dell’Ospedale

(doc. 3 – diffida del 19.8.2010)

4. Il gruppo consiliare ha promosso due ricorsi davanti al TAR contro le delibere commissariali denunciando le seguenti violazioni di legge:

- il Commissario ha abusato del suo potere perché è stato nominato solo per dare attuazione al piano di rientro;

- il Piano Operativo contiene previsioni contrastanti con il Piano di Rientro (approvato con delibera G.R. 224/2007 e completamente “versato” nel Piano Sanitario Regionale – LL.RR. 20/2006 – 6/2007 e 5/2008)

- Il Piano Operativo, infatti, in base alla Legge (articolo2, comma 88 della L. 191/2009) deve dare attuazione al Piano di Rientro;

- Il Piano Operativo, nel momento in cui stabilisce fin nel dettaglio la geografia della rete sanitaria regionale (stabilendo quali ospedali chiudono) ha violato le prerogative della Regione Abruzzo che è l’organo che con legge ordinaria può e deve procedere alla programmazione sanitaria e a disegnare la rete ospedaliera (si configurano, pertanto, violazioni della L. 833/1978, D.Lgs. 502/1992);

- Il Piano Operativo è stato adottato dal Commissario regionale senza nessuna consultazione con il territorio: non sono stati sentiti sindaci, sindacati, associazioni (si configurano, pertanto, violazioni della L. 833/1978, del D.Lgs 502/1992, della L. 241/1990, della L.R. 146/1996);

- Il Piano Operativo (che ha il contenuto di un nuovo Piano Sanitario e di un nuovo Piano di Rientro concordato con il Governo) assumerebbe la forma di un nuovo Piano di Rientro con la conseguenza che, proprio in base alle previsioni della L. 191/2010, il commissariamento sarebbe dovuto cessare;

- Il Piano Operativo annulla la rete di emergenza-urgenza di un intero territorio violando le previsioni del Piano Sanitario Regionale (approvato, da ultimo, con L.R. 5/2008, mai abrogata dal Consiglio né annullata dal Commissario) che prevede(va) per ogni ospedale della Regione una Unità di Pronto Soccorso;

- Questa previsione è anche confermata da un accordo sindacale sulla mobilità da cui risulta quale sarà la fisionomia del PTA (doc. 4 - accordo sindacale per la mobilità)

- Il Piano Operativo viola le previsioni del D.P.C.M. 29.11.2001 in materia di Livelli Essenziali di Assistenza.

5. Sul tema della partecipazione c’è una gravissima lesione del diritto dei sindaci e, in generale, dei cittadini e appare contraddittoria la posizione della ASL dal momento che:

- il Direttore Generale dichiara che questa materia non è soggetta al confronto (doc. 5 - verbale comitato ristretto del 26.7.2010)

- la ASL nella sua difesa dice che l’obbligo di informazione è stato adempiuto dal momento che sono state fatte riunioni sul territorio (es. di associazioni);

- la ASL nella sua difesa dice che l’obbligo informativo è stato assolto grazie agli incontri avuti proprio in Prefettura (si citano due verbali del 28.4.2010 e del 28.6.2010).

6. Il Piano Operativo, nel sostituire all’ospedale un Presidio con assistenza medica e infermieristica “h12” e nell’eliminare tanto i reparti per acuti (geriatria, medicina generale, psichiatria), quanto i posti di lungodegenza oltre ai servizi di chirurgia programmata, compromette la salute di un intero bacino che coinvolge circa 40000 abitanti.

7. Si propone, come “alternativa” un nucleo di cure primarie gestito dai medici di famiglia, ma questo non può essere un servizio sostitutivo dell’ospedale per pazienti acuti (doc. 6 – proposta di progetto chiesta ufficialmente e mai formalmente consegnata, sebbene circolata).

8. Su questo punto è da segnalare che:

- il sub-commissario Giovanna Baraldi dice in una relazione che è al lavoro un gruppo di lavoro con i medici di famiglia (doc. 7 - relazione sub- commissario del 30.9.2010)

- il direttore generale della ASL dice che nessuna soluzione è ancora allo studio con ciò ingenerando una confusione generale sulla situazione attuale (doc. 8 -risposta dott. Zavattaro del 10.11.2010);

- il progetto proposto dai MMG non è stato mai ufficialmente comunicato anche se ne è circolata una copia dalla quale si evince chiaramente che una strada è stata tracciata e non è quella che garantisce i servizi di emergenza-urgenza) (doc. 6 – proposta di progetto chiesta ufficialmente e mai formalmente consegnata, sebbene circolata)

9. Questo quadro è ulteriormente aggravato da alcune circostanze di fatto:

- i pazienti che oggi trovano ricovero a Guardiagrele saranno costretti a rivolgersi a Chieti e sappiamo che il Policlinico è ingolfato (difficoltà per trovare parcheggi, per accedere al pronto soccorso, per trovare un posto letto in reparto dove spesso si staziona per giorni nelle barelle – con ciò si dimostra la incapacità del sistema di assorbire il colpo derivante dalla chiusura dell’ospedale di Guardiagrele);

- il Presidio Ospedaliero di Guardiagrele, sebbene non ancora chiuso, è sottoposto a continue privazioni alle quali non si dà soluzione:

o le prenotazioni per prestazioni assistenziali sono sospese da tempo;

o l’Unità Operativa di Radiologia – che pure dovrebbe continuare a funzionare – sarà entro fine anno privata di due unità mediche (una delle quali è anche direttore sanitario dell’Ospedale).

10. Vi è grande confusione anche nella gestione del problema e nella rappresentazione delle sue cause dal momento che, mentre si fa passare la notizia che sono necessari tagli alle spese, accade che:

- il Piano Operativo dice che i costi fissi non saranno, comunque, eliminati (doc. 9 - pag. 6 delibera n. 44)

- il direttore generale dichiara che la disattivazione dell’ospedale non comporta nessun risparmio (doc. 10 - estratto dichiarazioni al Consiglio Comunale di Guardiagrele del 14.9.2010);

- Il tavolo tecnico Regione-Ministero, nella riunione del 17.3.2010 dice che il Piano Sanitario Regionale è validato e che, sostanzialmente, il debito è rientrato (doc. 11 – stralcio del verbale)

11. La ASL sostiene di avere ammortizzato la chiusura di Gissi e Casoli con i posti di Atessa e Lanciano, ma va detto che non tutti i posti disattivati a Casoli sono stati riattivati a Lanciano.

12. La Regione e la ASL sostengono che il Piano Operativo ha dovuto dare attuazione al nuovo Patto per la Salute (doc. 12 – stralcio patto per la salute). Va detto, però, che se si fosse applicato il criterio adottato, ad esempio, in Lazio e Molise (popolazione residente / 1000 x 3,5 pl), avremmo avuto diritto a più posti letto:

- i pl x 1000 previsti dal Patto sono 3,5;

- il PO, invece, ne prevede appena 2,9 (perché?);

- già il Piano Sanitario del centro sinistra prevedeva 3,5 pl x 1000 per gli acuti (tale previsione si poteva lasciare invariata);

- il PO, invece, ha tagliato ben 886 pl in più;

- applicando il criterio fissato dal Patto e considerato che la popolazione è aumentata, avrebbe dovuto aggiungerne 135.

(doc. 13 – prospetto del taglio dei posti letto).

13. Si fornisce, altresì, la seguente documentazione:

(doc. 14 – piano relativo al taglio delle Unità Operative complesse da cui si evince che anche il Pronto Soccorso di Atessa e Ortona saranno declassati/tagliati)

14. In conclusione, al di là delle violazioni di legge sopra richiamate, appare assolutamente messa in pericolo la salute dei cittadini a causa dello smantellamento di un Presidio Ospedaliero per pazienti acuti. La salute (e la vita) dei cittadini è messa in pericolo anche a causa della disattivazione di un servizio di pronto soccorso che sia in grado di gestire le emergenze in un territorio montano nel quale la percorrenza di strade spesso tortuose e di difficile praticabilità soprattutto nei mesi invernali di fatto impedisce di poter stabilizzare una patologia acuta (infarti, ictus, gravi traumi) in poco tempo con conseguente pericolo per la vita stessa.

15. La rete ospedaliera, privata del presidio di Guardiagrele, non è in grado di rispondere a queste emergenze per:

- la difficoltà di raggiungerlo (con mezzo proprio e con ambulanze del 118 che possono anche tardare proprio a causa delle condizioni geo-morfologiche della zona);

- il fatto che i reparti già sono intasati e difficilmente riuscirebbero ad assorbire la nuova domanda.

16. Il PTA (né come è previsto nel Piano Operativo né con eventuali aggiunte di servizi come RSA, centri per Alzheimer né, infine, con l’aggiunta di ospedale di comunità affidato ai medici di base…) non sarebbe in grado di fare fronte a queste esigenze di tutela della salute, soprattutto relativamente alla rete di emergenza-urgenza (che viene disattivata insieme con l’ospedale) e, comunque, a causa della sua impossibilità di ricovero di pazienti acuti (oggi, invece, curabili in condizioni di efficienza per i pazienti, nei reparti ospitati dall’Ospedale di Guardiagrele).

17. La Direzione Sanitaria Aziendale ha annunciato che procederà alla sospensione dei ricoveri e alla disattivazione dell’ospedale entro il prossimo 15 dicembre se il TAR non sospenderà le decisioni.

18. Il progetto di disattivare un intero presidio ospedaliero e annullare servizi di emergenza-urgenza su un intero territorio (per altro con caratteristiche geo-morfologiche del tutto peculiari) concreta senza dubbio una interruzione di pubblico servizio soprattutto nel momento in cui, attuata questa programmazione, nessun servizio per pazienti acuti e per l’emergenza resta sul territorio (né si può dire che una surroga può essere assicurata dal PTA previsto nel Piano Operativo)

sabato 20 novembre 2010

On. Turco, chiami Chiodi in commissione!

Il "porta a porta " promosso dal PD ha portato a Guardiagrele l'onorevole Livia Turco, parlamentare del nostro collegio.

L'ex ministro per le politiche sociali non ha potuto non parlare del tema della sanità e del fatto che il piano della regione Abruzzo che indiscriminatamente elimina i servizi costituisce una lesione del diritto alla salute.

Livia Turco fa parte della COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUGLI ERRORI IN CAMPO SANITARIO E SULLE CAUSE DEI DISAVANZI SANITARI REGIONALI.

Oltre alla promessa di tornare a Guardiagrele, di promuovere e sostenere il comitato nazionale "articolo32", di lavorare per la tutela dei piccoli ospedali, ci ha fatto anche quella di chiamare in Commissione Gianni Chiodi e Francesco Nicola Zavattaro.

Almeno in quella sede potranno spiegare meglio il perchè di questi tagli e potranno rispondere alle decine e decine di domane che gli stiamo facendo da quasi tre mesi.

Grazie on. Turco per quello che potrà fare!

domenica 14 novembre 2010

Il grande bluff

L’iniziativa giudiziaria del gruppo “Guardiagrele il bene in comune” non si è fermata ed è stata appoggiata da alcuni esponenti del Tribunale per i diritti del Malato di Guardiagrele. Mercoledì prossimo (17 novembre 2010) il TAR L’Aquila finalmente discuterà la richiesta di sospensiva sul ricorso contro il Programma Operativo (PO).

Il nostro gruppo si è fatto, quindi, carico di una seconda iniziativa mentre il comune di Guardiagrele resta silente.

Per la cronaca va detto che ricorsi contro il PO sono stati presentati dai comuni di Casoli, Gissi, Pescina e Tagliacozzo e non da Guardiagrele.

Va chiarito, poi, anche l’aspetto relativo alla richiesta che noi abbiamo formulato. A noi la chiusura/disattivazione non sta bene e abbiamo chiesto e chiediamo la sospensione del PO; una volta sospeso siamo disponibili a trattare.

Questo è il mandato che il sindaco ha ricevuto lo scorso 14.9 (la delibera 88 dice che il Consiglio Comunale) si oppone con forza al PO e ne chiede l’immediata sospensione.

Qualsiasi iniziativa che si discosti da questa decisione chiara e definitiva è contro la volontà del Consiglio e contro la volontà della Città.

A questo proposito torno a ribadire un concetto che il sindaco forse non ha compreso. L’elemento che colpisce di più la gente e anche il Tribunale (ne abbiamo avuto prova a Pescara) è il tema del Pronto Soccorso e il PO dice chiaramente che il PS chiuderà.

Caro Sindaco, lo sai che se sulla stampa scrivi e dichiari che il PS non chiuderà offri un’arma al mio avversario? Lo sai che il mio avversario (che per difendersi produce persino articoli di stampa) mi dirà che è tutto a posto e che il PS non chiude perché “è scritto sul giornale”?

Oppure quando parli di PS ti riferisci a qualcosa che vuoi (e volete) chiamare PS ma PS non è?

E qui apro un capitolo che definisco ridicolo se non fosse drammatico.

Lo scorso 4.10 mi sono recato alla ASL e sul tavolo del Direttore Generale che gentilmente mi ha ricevuto ho visto (e Zavattaro me lo ha confermato) una comunicazione dei MMG relativa ad un progetto (quello che la Baraldi era venuta ad applaudire a Guardiagrele).

Il pomeriggio del 4.10 ho chiesto alla Direzione Generale di averne una copia. La richiesta di accesso è stata rinnovata per ben 4 volte e solo lo scorso 10.11 la Direzione i ha risposto dicendo che niente bolle in pentola (Zavattaro afferma che allo stato nessuna atto aziendale è stato assunto in relazione al progetto dei MMG di Guardiagrele e/o degli NCP o in relazione a qualsiasi altro aspetto conseguente delle delibere commissariali di rimodulazione del Presidio di Guardiagrele e si aggiunge che la proposta è stata rigettata anche alla luce delle risultanze di un convegno tenutosi a Sulmona lo scorso 30.10).

Caro Direttore non ti credo.

Ti ho chiesto di avere il progetto e non di sapere se è stato approvato. Ma il progetto non me lo hai dato! Ti ho chiesto di leggere cosa c’è scritto e cosa gli NCP di Guardiagrele vorrebbero fare dentro l’ospedale, ma non me lo hai consentito. Mi dici che non è stato adottato nessun atto, ma qualche giorno fa, accompagnato anche dal dott. Floriano Iezzi (assessore al comune e medico di base), hai visitato l’ospedale e il Distretto per vedere come ficcare tutto dentro l’ospedale che ti accingi a svuotare per eseguire gli ordini di Chiodi.

Ma io capisco perché non me lo hai voluto mostrare! Perché se avessi letto (se avessimo letto) quello che c’è scritto avremmo dovuto gridare allo scandalo.

E allora gridiamo allo scandalo!

Il progetto dei MMG prevede uno smantellamento di fatto del PS. Prevede che il PS che loro vogliono fare accetterà solo i codici bianchi e verdi (cioè quelli già dovrebbero essere curati che negli ambulatori dei MMG). Mette in pericolo la salute dei cittadini e mette in pericolo anche la sicurezza dei MMG caricati di responsabilità che non gli competono.

Se Sandro Salvi e Floriano Iezzi intendono difendere questo progetto sappiano che non ci stiamo. Se ricorrendo al TAR pagheranno la sospensione del PO con questa proposta che è semplicemente irricevibile, noi lo segnaleremo pubblicamente.

Questo progetto non disegna un ospedale, ma una struttura che non dà garanzie.

Pubblicamente diffidiamo la ASL, il sindaco e l’assessore (che spero non vorrà mettere la sua firma su questo documento) dal dare seguito ad una iniziativa di questo tipo.

Salvi ha ricevuto un mandato preciso che non è questo e, soprattutto, quello che fa ce lo venga a raccontare perché questo si è impegnato a fare.

Ci metta a disposizione le informazioni che ha e i documenti che ha e non sia complice della commedia che vede negare l’accesso ad atti che, poi, circolano e di cui fortunatamente veniamo in possesso.

A questo proposito, permettete di aprire una parentesi e di esprimere la solidarietà alla dott.ssa Verì, presidente della commissione V regionale. Ci dice che non possiede materialmente il piano sui tagli e i declassamenti che in Abruzzo interessano 217 reparti ospedalieri (Il Centro del 12.11).

Eccolo il Piano, altro che “toto reparti”, dott.ssa Verì. Lo sa cosa c’è scritto? Che 217 Unità Operative Complesse (i Reparti con i Primari, per intenderci) chiuderanno entro fine 2012. E c’è scritto pure che, ad esempio, nella ASL di Chieti (provinciale) saranno solo tre le Unità di Pronto Soccorso (evidentemente Chieti, Lanciano e Vasto).

Si conferma che Guardiagrele non avrà più il Pronto soccorso (con la dotazione di medici e di operatori sanitari come è oggi) e c’è anche scritto che la stessa sorte sarà per gli ospedali di Ortona e Atessa (CAsoli e Gissi l’hanno già subita). Sindaco, ma di che Pronto Soccorso parli?

Eppure dovevi già saperlo perché questo destino era tracciato per Guardiagrele da tempo, ormai.

Era scritto nel PO (e noi lo abbiamo detto e ridetto) ma anche in altre carte. Se non le hai, eccole!

Conosci (conoscete) l’accordo sindacale per la mobilità del personale di Gissi e Casoli? Se non lo conoscete ve lo mostro! Qui c’è scritto che il PS non esiste più in quegli ospedali. C’è scritto che non c’è un primario, che in tutto il PTA c’è un solo coordinatore?
Conosci (conoscete) le delibere con le quali i servizi dei vecchi ospedali di Casoli e Gissi vengono annessi al Distretto? Ti (vi) rendi (rendete) conto che questo significa che l’ospedale non c’è più e che anche il nostro ospedale non ci sarà più?

E dico anche questo. Il personale operativo e infermieristico forse è stato tratto in errore. In alcuni casi credo sia stata carpita la buona fede e, se la cosa dovesse essere confermata, sarebbe un fatto grave che alcuni dipendenti siano stati indotti addirittura a sottoscrivere richieste di mobilità volontaria senza sapere cosa stessero facendo. Ma su questo punto vado con estrema cautela perché la cosa non mi risulta confermata.

Questi dovrebbero essere gli argomenti sui quali porre la massima attenzione. Si pensa a 217 primari che perdono la possibilità di raggiungere o conservare posizioni organizzative e non si pensa (parliamo per noi) a 40mila cittadini che perdono il diritto alla salute!

Si dice addirittura che non si è contrari alle riconversioni e non si sottolineano, ad esempio, le mille contraddizioni che vengono fuori quotidianamente.

Ci si è scandalizzati quando Zavattaro ha detto che non si sarebbe fatto mai curare in un ospedale della sua ASL: prime pagine sui giornali, convocazioni in commissioni per quella che era sicuramente una battuta, infelice magari, ma pur sempre ed evidentemente una battuta.

Nessuno ha gridato allo scandalo (e questo è un vero scandalo) quando:
- ha detto che il PO non fa risparmiare un centesimo (14.9 in consiglio comunale e Guardiagrele e 8.10 nel convegno della CGIL);
- ha detto che nel PO sicuramente ci sono errori.

Nessuno ha detto (o, comunque, alla cosa non è stata data la necessaria evidenza) che quella che bisogna risparmiare è una favola perché:
- lo dice la stessa Regione nel suo DPEF;
- lo dice il tavolo tecnico di Roma nel verbale del 17.3.2010 (che nessuno cita, neanche la ASL e la Regione nelle loro difese in Tribunale);
- lo dice il fatto che il debito residuo può essere coperto con altri fondi che la Regione ha già chiesto.

Nessuno dice che è falso che il PO si è reso necessario per dare attuazione al Patto per la Salute e che, applicando il criterio utilizzato in Lazio e Molise avremmo avuto diritto a più posti letto:
- i pl x 1000 previsti dal Patto sono 3,5;
- il PO, invece, ne prevede appena 2,9 (perché?);
- già il Piano Sanitario del centro sinistra prevedeva 3,5 pl x 1000 per gli acuti (tale previsione si poteva lasciare invariata);
- il PO, invece, ha tagliato ben 886 pl in più;
applicando il criterio fissato dal Patto e considerato che la popolazione è aumentata, avrebbe dovuto aggiungerne 135.

Il tema della chiusura/disattivazione interessa tutta l’Italia:
- almeno 70 piccoli ospedali (1000 comuni e circa 3 mln di abitanti) sono interessati da provvedimenti simili a quelli della nostra regione;
- in ogni realtà si lamentano le stesse violazioni di legge e irregolarità che noi abbiamo segnalato e denunciato;
- c’è un magma normativo nel quale è difficile muoversi (norme che si rinnovano e sovrappongono lasciando margini di manovra troppo ampi).

Questo ci ha indotto a fondare il Comitato Nazionale “articolo 32” per la tutela della salute e dei piccoli ospedali (www.articolo32.it) che ha già ricevuto contatti da altre regioni (Lazio e Calabria in particolare) per una mobilitazione generale.

sabato 13 novembre 2010

Vogliamo risposte e trasparenza!

Qualcuno ci deve delle spiegazioni sul capitolo ospedale di Guardiagrele e, più in generale, sul tema della sanità regionale.

Perchè gli atti sono tenuti nascosti?

Perchè alle richieste di documenti si risponde negativamente?

Perchè sul sito della regione non compaiono le delibere del commissario?

Perchè sul sito della ASL non compaiono le delibere del Direttore Generale, gli accordi sindacali, le lettere di trasmissione degli atti?

E' troppo chiedere la trasparenza su atti pubblici?

O siamo di fronte ad atti segreti?

Domenica 14 novembre alle ore 11 formuleremo questi ed altri interrogativi ai diretti interessati.

Il gruppo consiliare "Guardiagrele il bene in comune" vi aspetta in Piazza s. Maria MAggiore.

sabato 6 novembre 2010

Ma chi pensa ai partigiani?


Una città vilipesa. Questa è la sensazione che ho avuto di fronte alla pseudo celebrazione dello scorso 4 novembre quando l'amministrazione comunale ha cercato maldestramente di ripetere il cerimoniale che la precedente giunta aveva istituito collegando con un singolare filo della memoria vari luoghi simbolo della città.

E così, dopo cinque anni, il sindaco Salvi e il suo vice hanno presenziato alle celebrazioni del 4 novembre dopo che per anni avevano sottolineato con l'assenza l'omaggio ai morti del 1799, ai caduti delle due guerre mondiali, agli alpini caduti per la patria, alla Brigata Maiella e al maresciallo Camillo Neviani, omaggio che la nostra giunta di centrosinistra non aveva mai mancato di tributare.

Un manifesto anonimo annunciava la manifestazione che doveva concludersi alla Villa Comunale presso il monumento alla Brigata Maiella e dinanzi al cippo eretto alla memoria di Neviani.

Ma alle ultime due tappe il sindaco è arrivato a mani vuote: non una corona, non un fiore e, per di più, aiuole per niente pulite e parole di circostanza completamente fuori dal contesto della festa che si voleva celebrare: un oltraggio alla memoria della città e alla solennità civile del 4 novembre perfettamente coerente con la latitanza che anche in occasione della inaugurazione dei monumenti non era mancata.

Mi chiedo se sia possibile amministrare una città che a sei mesi dall'inizio dell'era Salvi vive un declino civile mai prima registrato, senza conoscerne la storia e, soprattutto, senza sentire l'urgenza di una commemorazione seria, ragionata, curata nei particolari: questo è il terreno dei valori comuni e se non si coltivano adeguatamente questi è difficile pensare al resto che, per come la penso, viene dopo, molto dopo.

Per porre rimedio a questa grave mancanza il gruppo consiliare "Guardiagrele il bene in comune" ieri ha deposto due corone di alloro davanti ai due monumenti dimenticati cercando di riparare la mancanza dell'amministrazione.

Avremmo dovuto lasciarli spogli, ma abbiamo preferito sottolineare con i simboli il degrado civile che la città vive, praticamente spogliata anche dei suoi valori di riferimento e consegnata ad una amministrazione priva di sensibilità, analfabeta della storia patria e del comune sentire del popolo che amministra.