domenica 3 febbraio 2013

Zio Piero e papà: il mio Pantheon del centrosinistra

Volontario della libertà e veterano garibaldino, durante i venti mesi di lotta partigiana condivideva con i giovani i rischi, le fatiche ed i pericoli della nuova epopea che ha portato all’abbattimento della tirannide e alla cacciata dell’oppressore. Fedele al suo credo di uomo libero che ha lottato e sofferto per l’ideale della libertà, organizzava i primi gruppi partigiani operanti in montagna ed in pianura e partecipava con essi ad audaci gesta gravemente scossero l’efficienza bellica del nemico. Benché perseguitato dalla polizia che temeva in lui l’indomito cospiratore, alimentava, sprezzante di ogni rischio, materialmente e spiritualmente i compagni che lottavano, mantenendo viva in essi, la stessa fiamma che ha fatto di lui l’apostolo perseguitato e benefico di ogni idea di “umana fraternità”, in Treviso, settembre 1943 – aprile 1945.


Questa è la motivazione della medaglia d’argento al valor militare che venne conferita, con Decreto del Presidente della Repubblica del 9 aprile 1949, a Pietro Dal Pozzo, allora deputato, per i meriti conseguiti in occasione della “guerra di liberazione”.

Pietro Dal Pozzo era lo zio di mio padre (fratello di Nonno Fermo) e papà ne parlava con orgoglio. Zio Piero (così lo chiamavamo) aveva come moglie una donna eccezionale: Dina (corsi e ricorsi storici!) Sernaglia, anche lei protagonista della resistenza di cui pure vorrei parlarvi.

Quel che mi interessa sottolineare è che queste sono le mie radici, ma soprattutto sono le radici della nostra democrazia.

Mi sono tornati in mente in questi giorni che ci separano da elezioni decisive e non mi sembra affatto di strumentalizzare la loro memoria. Del resto se ognuno può parlare dei suoi pantheon (ricordate, prima delle primarie PD, quando si aprì la discussione sul pantheon del centrosinistra?), io vi dico chi, secondo me, ci farebbe davvero una bella figura.

Ebbene, nel pantheon del centrosinistra, oltre a mio padre (che nel 1973, abbandonando una DC che lo aveva deluso, mise in piedi la prima vera giunta di centrosinistra a Guardiagrele), io ci metto un eroe della resistenza che era suo (e mio) zio.

E a questo punto mi chiedo, se zio Piero ha lottato in quel modo (perché la sua è stata una vita a dire poco complicata), perché io devo disperdere quel patrimonio?

Se tanti come lui hanno dato letteralmente la vita per quell’idea, come posso io permettermi di mandare all’aria quel sacrificio.

Se devo tradurre in una scelta per l’oggi quell’impegno, io credo che l’unica possibile, utile, per il cambiamento, è per il “mio” Partito Democratico.

L’idea del PD è quella in cui credo. Il progetto del PD è quello che desidero. Le scelte del PD sono quelle che condivido, anche per il mio futuro.

Chi si candida per il PD ha, poi, questa enorme responsabilità: quella di difendere e non tradire (con le parole e soprattutto con i fatti) gli ideali per i quali zio Piero si è speso, nei quali mio padre ha creduto e per i quali anche io oggi, con molti amici, mi batto.

Tutto questo io sono e voglio continuare ad essere…