domenica 30 ottobre 2011

Privilegi ed interessi? Ma per favore! (lettera al Centro)

Caro Direttore,
nell’ultimo anno ho avuto modo di occuparmi del cosiddetto riordino della sanità abruzzese e, in modo particolare, della cosiddetta riorganizzazione della rete ospedaliera.

Nel maggio scorso, come tutti ricorderanno, il TAR Abruzzo ha annullato il programma operativo nella parte in cui disponeva la chiusura dei piccoli ospedali.

Tra essi quello di Guardiagrele è ancora attivo grazie al pronunciamento del Consiglio di Stato che, quasi un anno fa, sospese i provvedimenti commissariali ritenendo che dovesse essere tutelato il diritto alla salute costituzionalmente garantito.Si ricorderà anche che, all’indomani di quelle decisioni, il governo trasformò in legge il programma operativo annullando, di fatto, le decisioni che lo avevano bocciato.

Insomma, un cortocircuito dal quale potrà tirarci fuori solo la Corte Costituzionale appena il TAR, che abbiamo già sollecitato, vorrà trasmettere il fascicolo alla Consulta.Intanto i piccoli ospedali, tranne Guardiagrele, non esistono più e in tutte le zone interne si soffre di gravi carenze assistenziali perché la sanità del territorio che, per dichiarazione di principio del Commissario Chiodi, dovrebbe garantire la salute dei cittadini evitando ricoveri asseritamene inutili negli ospedali, tarda a manifestarsi.

In attesa di questa epifania, non ho potuto fare a meno di recarmi a Chieti, ieri, per capire come Chiodi e il ministro Fazio pensano di poter passare (come diceva il titolo del convegno) dal piano di rientro al piano di sviluppo.

Non mi aspettavo molto, a dire la verità. L’attesa di una cruda relazione sui dati positivi raggiunti, sui pareggi di bilancio non è stata delusa (lo dico con amara ironia, ovviamente). E così, ancora una volta, abbiamo ascoltato e letto rapporti sul deficit ormai ridotto a zero, su tassi di inappropriatezza di ricoveri quasi inesistenti, su efficienze dei presidi territoriali (quelli che hanno sostituito gli ospedali) e così via.

Il vero problema è che gli interventi sono stati conditi da affermazioni che feriscono quanti hanno ritenuto e ritengono di dover combattere la buona battaglia della sanità nelle zone interne (e non solo) avendo come criterio di riferimento solo ed esclusivamente quello della tutela del diritto alla salute e della difesa della sanità pubblica.

Un criterio, questo, che non nasce dalla lettura di rapporti, numeri e tabelle, ma semplicemente dalla concreta esperienza quotidiana che consente di guardare la realtà con occhio attento alle necessità della nostra gente.Questo ci ha convinto sin dal maggio 2010 del fatto era indispensabile iniziare anche una azione legale che, alla fine, ci ha dato ragione ed ha aperto la strada ad esiti analoghi anche in altre comunità (Agnone, Atri, Anagni) e ne fa sperare altre (Pontecorvo, Subiaco…).

Ecco perché è stato davvero fastidioso sentir dire da chi è intervenuto che la gente che ha lottato non voleva perdere proprie comodità, stava difendendo privilegi ed interessi, stava danneggiando il servizio sanità.

Insomma, la nostra era una lotta di retroguardia che, alla fine, tutelava posizioni di potere e non la salute dei cittadini.Beh, se non avessimo difeso questi poteri (ironizzo ancora, s’intende!), nell’ultimo anno dove mai, ad esempio, i pazienti ricoverati a Guardiagrele (e non certo per patologie inesistenti) avrebbero trovato posto?

, non credo davvero che chi ha ingaggiato una battaglia (questa sì contro il potere della regione e del governo), avesse in mente di proteggere qualcuno in particolare.

Ma oltre al dileggio abbiamo assistito anche all’epopea del sogno. Nessuno ha mai detto che la cosiddetta sanità del territorio (quella, cioè, che si “dispensa” fuori dall’ospedale), non sia necessaria.

come si può sostenere che questa, soprattutto nelle sedi degli ospedali chiusi, è stata potenziata e migliorata?

I presidi di assistenza dovrebbero addirittura sgravare i gradi ospedali provvedendo ad esami laboratoriali, servizi diagnostici, viste ambulatoriali.Eppure, se si guarda alla realtà, si vede come la carenza di personale (nonostante la possibilità di fare nuove assunzioni) è ancora causa di disservizi: manca chi legga radiografie e tac; mancano tecnici di laboratorio; mancano specialisti e i distretti sono ridotti ai minimi termini.

Insomma, avremo pure raggiunto il pareggio di bilancio e le ASL avranno pure ridotto i loro deficit, ma il prezzo è stato ed è ancora molto, troppo alto. MA questo nessuno lo vede, forse

Di certo nessuno lo ha detto ieri.

Eccoperché continueremo la buona battaglia.

Simone Dal Pozzo - Guardiagrele