sabato 31 dicembre 2011

Buon anno....



venerdì 23 dicembre 2011

Buon Natale...





domenica 30 ottobre 2011

Privilegi ed interessi? Ma per favore! (lettera al Centro)

Caro Direttore,
nell’ultimo anno ho avuto modo di occuparmi del cosiddetto riordino della sanità abruzzese e, in modo particolare, della cosiddetta riorganizzazione della rete ospedaliera.

Nel maggio scorso, come tutti ricorderanno, il TAR Abruzzo ha annullato il programma operativo nella parte in cui disponeva la chiusura dei piccoli ospedali.

Tra essi quello di Guardiagrele è ancora attivo grazie al pronunciamento del Consiglio di Stato che, quasi un anno fa, sospese i provvedimenti commissariali ritenendo che dovesse essere tutelato il diritto alla salute costituzionalmente garantito.Si ricorderà anche che, all’indomani di quelle decisioni, il governo trasformò in legge il programma operativo annullando, di fatto, le decisioni che lo avevano bocciato.

Insomma, un cortocircuito dal quale potrà tirarci fuori solo la Corte Costituzionale appena il TAR, che abbiamo già sollecitato, vorrà trasmettere il fascicolo alla Consulta.Intanto i piccoli ospedali, tranne Guardiagrele, non esistono più e in tutte le zone interne si soffre di gravi carenze assistenziali perché la sanità del territorio che, per dichiarazione di principio del Commissario Chiodi, dovrebbe garantire la salute dei cittadini evitando ricoveri asseritamene inutili negli ospedali, tarda a manifestarsi.

In attesa di questa epifania, non ho potuto fare a meno di recarmi a Chieti, ieri, per capire come Chiodi e il ministro Fazio pensano di poter passare (come diceva il titolo del convegno) dal piano di rientro al piano di sviluppo.

Non mi aspettavo molto, a dire la verità. L’attesa di una cruda relazione sui dati positivi raggiunti, sui pareggi di bilancio non è stata delusa (lo dico con amara ironia, ovviamente). E così, ancora una volta, abbiamo ascoltato e letto rapporti sul deficit ormai ridotto a zero, su tassi di inappropriatezza di ricoveri quasi inesistenti, su efficienze dei presidi territoriali (quelli che hanno sostituito gli ospedali) e così via.

Il vero problema è che gli interventi sono stati conditi da affermazioni che feriscono quanti hanno ritenuto e ritengono di dover combattere la buona battaglia della sanità nelle zone interne (e non solo) avendo come criterio di riferimento solo ed esclusivamente quello della tutela del diritto alla salute e della difesa della sanità pubblica.

Un criterio, questo, che non nasce dalla lettura di rapporti, numeri e tabelle, ma semplicemente dalla concreta esperienza quotidiana che consente di guardare la realtà con occhio attento alle necessità della nostra gente.Questo ci ha convinto sin dal maggio 2010 del fatto era indispensabile iniziare anche una azione legale che, alla fine, ci ha dato ragione ed ha aperto la strada ad esiti analoghi anche in altre comunità (Agnone, Atri, Anagni) e ne fa sperare altre (Pontecorvo, Subiaco…).

Ecco perché è stato davvero fastidioso sentir dire da chi è intervenuto che la gente che ha lottato non voleva perdere proprie comodità, stava difendendo privilegi ed interessi, stava danneggiando il servizio sanità.

Insomma, la nostra era una lotta di retroguardia che, alla fine, tutelava posizioni di potere e non la salute dei cittadini.Beh, se non avessimo difeso questi poteri (ironizzo ancora, s’intende!), nell’ultimo anno dove mai, ad esempio, i pazienti ricoverati a Guardiagrele (e non certo per patologie inesistenti) avrebbero trovato posto?

, non credo davvero che chi ha ingaggiato una battaglia (questa sì contro il potere della regione e del governo), avesse in mente di proteggere qualcuno in particolare.

Ma oltre al dileggio abbiamo assistito anche all’epopea del sogno. Nessuno ha mai detto che la cosiddetta sanità del territorio (quella, cioè, che si “dispensa” fuori dall’ospedale), non sia necessaria.

come si può sostenere che questa, soprattutto nelle sedi degli ospedali chiusi, è stata potenziata e migliorata?

I presidi di assistenza dovrebbero addirittura sgravare i gradi ospedali provvedendo ad esami laboratoriali, servizi diagnostici, viste ambulatoriali.Eppure, se si guarda alla realtà, si vede come la carenza di personale (nonostante la possibilità di fare nuove assunzioni) è ancora causa di disservizi: manca chi legga radiografie e tac; mancano tecnici di laboratorio; mancano specialisti e i distretti sono ridotti ai minimi termini.

Insomma, avremo pure raggiunto il pareggio di bilancio e le ASL avranno pure ridotto i loro deficit, ma il prezzo è stato ed è ancora molto, troppo alto. MA questo nessuno lo vede, forse

Di certo nessuno lo ha detto ieri.

Eccoperché continueremo la buona battaglia.

Simone Dal Pozzo - Guardiagrele

martedì 27 settembre 2011

Altro che mobilità volontaria!



E intanto la riunione di oggi è stata rinviata!

giovedì 1 settembre 2011

giovedì 25 agosto 2011

venerdì 15 luglio 2011

Andiamo avanti...



martedì 5 luglio 2011

mercoledì 29 giugno 2011

Governo e commissario chiudono l'ospedale per decreto legge!

1. Premessa
Il Gruppo consiliare "Guardiagrele il bene in comune" segue con la massima attenzione la questione relativa alla chiusura dei piccoli ospedali prevista dal Programma Operativo 2010 del commissario alla sanità e presidente della regione Abruzzo.
Dopo avere impugnato quel provvedimento ed avere riportato una vittoria in fase cautelare davanti al Consiglio di Stato e, quindi, due vittorie nel merito davanti al TAR Abruzzo, annuncia che l'Ufficio commissariale ha proposto appello contro le sentenze chiedendone la revoca.
Appena dopo le sentenze (maggio 2011), il presidente Chiodi chiese ed ottenne la convocazione di un vertice a Roma per verificare come poter proseguire l'incarico commissariale, a suo avviso ostacolato dai provvedimenti del Giudice Amministrativo.
In quella sede venne annunciato un provvedimento da parte del Governo.
A questo punto, per evitare colpi di mano da parte del Governo nazionale e regionale, lo scorso 1° giugno, il gruppo consiliare ha diffidato il Presidente del Consiglio Regionale dal portare in discussione provvedimenti modificativi del Piano Sanitario del 2008 e il Governo (nelle persone del presidente del Consiglio e dei Ministri dell'Economia e della Salute) dall'adottare atti che potessero attribuire poteri commissariali confliggenti con le norme di legge che dicono che ad altri spetta il potere diprogrammazione sanitaria.
Il gruppo consiliare, che ha agito in giudizio con il patrocinio dell'Avv. Simone Dal Pozzo, ha seguito la fase successiva e anche gli sviluppi degli ultimi giorni relativi alla manovra economica di cui nella serata del 28 giugno 2011, a seguito del vertice di maggioranza, è stata diffusa una bozza.
Il gruppo, quindi, si rivela ancora una volta una sentinella posta a guardia della tutela degli interssi della comunità e lancia, a un anno dalla prima bozza del Programma Operativo, l'allarme su un decreto che potrebbe far rivivere quel che il TAR aveva, su nostro ricorso, cancellato.

2. La bozza della manovra estiva: l'ospedale di Guardiagrele chiude per decreto legge
Dalla lettura del documento emerge che quel che il governo aveva annunciato lo scorso 24 maggio nel vertice romano con i commissari alla sanità si è materializzato a pagina 24 della bozza di manovra economica discussa il 28 giugno nel vertice di maggioranza e, anzi, quel che il Governo si appresterebbe ad approvare è addirittura peggio di quanto si potesse immaginare.

Nella manovra estiva proposta da Tremonti si dicono essenzialmente due cose.

La prima. Se vi sono contrasti tra il Piano di rientro e il Programma Operativo da una parte e, dall'altra, norme regionali, il Consiglio regionale, rilevato il contrasto anche su indicazione del commissario, è chiamato ad adottare i provvedimenti necessari entro sessanta gionri. Se non lo fa, interviene il Governo sostituendosi alla regione.

La seconda previsione è quella più pericolosa perchè riserva un trattamento speciale alla regione Abruzzo quale evidente effetto delle sentenze con le quali il TAR ha salvato i piccoli ospedali.

Il Governo trasforma in una legge dello stato il programma operativo 2010 (quello bocciato dai TAR) e, dopo avergli modificato l'incarico commissariale, dà 60 giorni a Chiodi per approvare il Piano Sanitario regionale 2011 - 2012.

Purtroppo le previsioni di un colpo di mano che ci avevano costretto a diffidare anche il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri delle Finanze e della Salute, alla luce dei fatti, si sono rivelate fondate. E questo dimostra ancora una volta la forza delle posizioni espresse da ormai un anno dal gruppo consiliare di centrosinistra "Guardiagrele il bene in comune" che ha condotto una battaglia pionieristica sulla salvaguardia dei piccoli ospedali, aprendo la strada ad un filone che ha fatto scuola anche in Molise e nel Lazio; una forza che, per essere contrastata, ha richiesto addirittura un intervento del governo nazionale.

Temevamo, in effeti, che il Governo potesse superare quanto il TAR aveva detto e, cioè, che il potere di programmazione sanitaria spetta alla Regione e così, purtroppo, è stato.

Ovviamente si tratta di una bozza, ma se il tutto si trasformasse nel decreto legge annunciato per giovedì, questo significherebbe che in pochi giorni l'ospedale di Guardiagrele sarebbe chiuso e quelli che, pur essendo disattivati, sono stati salvati, perderanno definitivamente la speranza di tornare a funzionare.

Un decreto legge, infatti, appena dopo la firma del Presidente della Repubblica, è legge ed ha efficacia immediata anche prima della conversione in legge che deve avvenire in Parlamento entro sessanta giorni dalla sua adozione.

Insomma, l'ospedale di Guardiagrele chiude per decreto legge: questa è la verità dei fatti di fronte alla quale non ci si può arrendere.

E' vero che in poche sciagurate righe si cancellano mesi e mesi di battaglie e si barattano i diritti per i bilanci che certamente non sono in rosso per i piccoli ospedali, ma è altrettanto vero che la guerra non è ancora finita. Sbaglia, infatti, il Governo se crede di poter liquidare la pratica con la decretazione d'urgenza.

Resta aperto il fronte giudiziario anche a seguito dell'appello appena notificato dal commissario, appello che, però, potrebbe anche avere una vita breve se il Consiglio di Stato, alla luce del decreto legge, dovesse dichiarare cessata la materia del contendere visto che il Programma Operativo, come atto amministrativo non esiste più. Comunque sia, annunciamo sin da ora che queste norme saranno immediatamente impugnate davanti alla Corte Costituzionale.

Resta, poi, aperto anche il fronte della "lotta" politica. Con una nota inviata la scorsa notte al Presidente Napolitano lo abbiamo invitato a non firmare il decreto legge non solo per salvare il nostro ospedale, ma anche perchè quel provvedimento demolisce in un solo colpo i principi più importanti della Costituzione in tema di autonomie: sussidiarietà e leale collaborazione.

Se anche su questo decreto legge, qualora fosse approvato così come è, il governo dovesse porre la fiducia, è chiaro che i parlamentari abruzzesi che la votassero, assumerebbero di fronte all'intera regione una grave responsabilità.

Resta, per ora, l'invito al Governo a stralciare completamente questa parte dal decreto legge con l'invito ad abbandonare la via autoritativa e a rispettare i diritti dei cittadini.

sabato 11 giugno 2011

Nuovo ricorso al TAR. Stop all'atto aziendale!










Il ricorso è stato iscritto il 10 giugno 2011 ed è il numero 372/2011.


I ricorrenti sono i cinque consiglieri del gruppo "Guardiagrele il bene in comune".


La sospensiva sarà probabilmente discussa ad inizio luglio.



venerdì 10 giugno 2011

mercoledì 8 giugno 2011

mercoledì 1 giugno 2011

lunedì 30 maggio 2011

lunedì 23 maggio 2011

Il mio intervento su "Il Centro"

Non c'è dubbio che la sentenza del TAR Abruzzo sul Programma Operativo firmato da Chiodi e Baraldi sia una doccia fredda per il governo regionale e per il governo nazionale.

Oggi il presidente della Giunta regionale si chiede e chiede a Roma quali siano i suoi poteri nonostante abbia avuto tutto il tempo per capire che quello che stava confezionando- su mandato di Tremonti - era un atto illegittimo.

Chiodi, commissario per la sanità, ha commesso l'errore fatale di dimenticare che Regione e Ministeri avevano già concordato nel 2007 come doveva essere ripianato il debito e ha trascurato il dato essenziale che quel piano (poi recepito nel 2008 dal Piano Sanitario Regionale) salvava i piccoli ospedali e, con essi, i conti della sanità. E' come dire che gli sprechi non erano causati da quelle strutture.

Il dato giuridico fondamentale da noi sempre sostenuto e oggi confortato dal pronunciamento del TAR è che il commissario, che è un organo amministrativo, non può violare una legge regionale (perchè il Piano Sanitario è una legge) e non può gravare le zone interne - magari già afflitte da altri problemi - del taglio della sanità ospedaliera.

Perchè questo Tremonti, Fazio, Massicci, Palumbo (questi ultimi tecnici del Ministero) Chiodi, Baraldi e Zavattaro non l'hanno capito?

Perchè, dopo l'ordinanza del Consiglio di Stato di gennaio, non hanno rivisto la loro azione?

Erano veramente convinti che bisognasse andare avanti ad oltranza?

Non so rispondere. So solo che, sfogliando la mia personale rassegna stampa, trovo la dichiarazione di Chiodi che, nella campagna elettorale che poi ha portato alla sua elezione, si impegnava a riconvertire i piccoli ospedali e quelle di Venturoni che, reduce dalla triste personale vicenda degli arresti domiciliari, rivolgeva il suo primo pensiero al taglio di quelle strutture.

Evidentemente, nonostante il grido di allarme lanciato verso Roma (Chiodi chiede a Tremonti cosa fare e qual è la sua identità), c'è una impostazione politica diversa (legittima ma non condivisa) che oggi, dopo che il TAR ci ha dato ragione, nessuno appoggia più, neanche la parte che dovrebbe sostenere il presidente in una fase così delicata e neanche chi, dopo avere lucrato sulla inadeguatezza delpiano del 2008, oggi ne parla come l'unica vbera soluzione al problema sanità.

A questo punto mi faccio un'altra domanda. Possibile che nessuno dei tecnici che ha elaborato il Programma Operativo si sia mai reso conto del fatto che quel provvedimento era illegittimo? Il quesito non è privo di senso se pensiamo che quelle persone hanno lavorato, alla luce dei fatti, inutilmente e, soprattutto, hanno prodotto danni in alcuni casi irreparabili (pensiamo agli ospedali già disattivati: cosa succederà adesso?).

Altra domanda. Possibile che i cittadini per vedersi riconoscere un diritto fondamentale ed elementare si devono rivolgere alla Magistratura quando, invece, dovrebbe essere "la politica" a fare le scelte nell'interesse di tutti?

Concludo con un ultimo quesito e mi permetto di dare un suggerimento.

Che si fa ora? In molti invocano un nuovo Piano di Rientro e un nuovo Piano Sanitario Regionale. Io credo che vadano bene quelli che ci sono e che chi ha le responsabilità non deve fare altro che darvi piena attuazione. O dovremo riprendere la litania delle diffide e degli esposti in Procura?

Nè si può pensare che il Governo possa aggiustare anche questo problema con una sanatoria. Martedì Tremonti incontrerà i commissari delle 5 regioni in deficit convocati su richiasta di Chiodi dopo il "caso Guardiagrele". Magari potrebbe tirar fuori dal cilindro una sorta di condono decretando, ad esempio, che i commissari possono derogare ai Piani Sanitari Regionali o sospendere le leggi regionali.

Tutto ciò sarebbe - ma questo nessuno lo pensa - uno schiaffo a quelle centinaia di persone (soprattutto anziane), che, negli ultimi mesi, hanno trovato posto all'ospedale di Guardiagrele e che avrebbero dovuto cercare altrove assistenza senza la certezza di trovarla. Sarebbe un oltraggio a chi lavora, al limite del collasso, in quella struttura che, nonostante tutto, riesce ad offrire un servizio di qualità. E sarebbe l'ennesimo sgarbo alla Costituzione.

Per ora voglio godere, insieme a loro e ai guardiesi, di questa vittoria che ha riconsegnato ad una intera comunità la speranza nel futuro.

venerdì 20 maggio 2011

mercoledì 18 maggio 2011

L'ospedale resta aperto. Il TAR ci ha dato ragione

Il TAR ha accolto uno dei nostri ricorsi.

Abbiamo avuto ragione su tutta la linea.

Una sentenza ben articolata che muove dalla spinta della decisione di gennaio del Consiglio di Stato.

Il TAR ha detto che il Programma Operativo non poteva contrastare con il Piano Sanitario approvato nel 2008 con una legge regionale.

Il Piano, quindi, è stato annullato nella parte che riguarda l'ospedale di Guardiagrele.

La politica del centrodestra che voleva affondare la sanità delle zone interne è finita sotto un treno, un treno del quale siamo stati la locomotiva sin dal primo momento.

Questa vittoria ci rende felici, felici di avere fatto il "bene comune" perchè l'ospedale resta aperto per tutta la comunità!

lunedì 25 aprile 2011

Ora e sempre resistenza!


L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

giovedì 14 aprile 2011

Don Milani scrive a Napolitano

Lettera aperta al Presidente della Repubblica
on. Giorgio Napolitano

11 Aprile 2011


Signor Presidente,

lei non può certo conoscere i nostri nomi: siamo dei cittadini fra tanti di quell'unità nazionale che lei rappresenta.

Ma, signor Presidente, siamo anche dei "ragazzi di Barbiana". Benchè nonni ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei "cittadini sovrani". Alcuni di noi hanno anche avuto l'ulteriore privilegio di partecipare alla scrittura di quella Lettera a una professoressa che da 44 anni mette in discussione la scuola italiana e scuote tante coscienze non soltanto fra gli addetti ai lavori.

Il degrado morale e politico che sta investendo l'Italia ci riporta indietro nel tempo, al giorno in cui un amico, salito a Barbiana, ci portò il comunicato dei cappellani militari che denigrava gli obiettori di coscienza. Trovandolo falso e offensivo, don Milani, priore e maestro, decise di rispondere per insegnarci come si reagisce di fronte al sopruso. Più tardi, nella Lettera ai giudici, giunse a dire che il diritto - dovere alla partecipazione deve sapersi spingere fino alla disobbedienza: "In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste ( cioè quando avallano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate".

Questo invito riecheggia nelle nostre orecchie, perché stiamo assistendo ad un uso costante della legge per difendere l'interesse di pochi, addirittura di uno solo, contro l'interesse di tutti. Ci riferiamo all'attuale Presidente del Consiglio che in nome dei propri guai giudiziari punta a demolire la magistratura e non si fa scrupolo a buttare alle ortiche migliaia di processi pur di evitare i suoi.

In una democrazia sana, l'interesse di una sola persona, per quanto investita di responsabilità pubblica, non potrebbe mai prevalere sull'interesse collettivo e tutte le sue velleità si infrangerebbero contro il muro di rettitudine contrapposto dalle istituzioni dello stato che non cederebbero a compromesso. Ma l'Italia non è più un paese integro: il Presidente del Consiglio controlla la stragrande maggioranza dei mezzi radiofonici e televisivi, sia pubblici che privati, e li usa come portavoce personale contro la magistratura. Ma soprattutto con varie riforme ha trasformato il Parlamento in un fortino occupato da cortigiani pronti a fare di tutto per salvaguardare la sua impunità.

Quando l'istituzione principe della rappresentanza popolare si trasforma in ufficio a difesa del Presidente del Consiglio siamo già molto avanti nel processo di decomposizione della democrazia e tutti abbiamo l'obbligo di fare qualcosa per arrestarne l'avanzata.

Come cittadini che possono esercitare solo il potere del voto, sentiamo di non poter fare molto di più che gridare il nostro sdegno ogni volta che assistiamo a uno strappo. Per questo ci rivolgiamo a lei, che è il custode supremo della Costituzione e della dignità del nostro paese, per chiederle di dire in un suo messaggio, come la Costituzione le consente, chiare parole di condanna per lo stato di fatto che si è venuto a creare. Ma soprattutto le chiediamo di fare trionfare la sostanza sopra la forma, facendo obiezione di coscienza ogni volta che è chiamato a promulgare leggi che insultano nei fatti lo spirito della Costituzione. Lungo la storia altri re e altri presidenti si sono trovati di fronte alla difficile scelta: privilegiare gli obblighi di procedura formale oppure difendere valori sostanziali. E quando hanno scelto la prima via si sono resi complici di dittature, guerre, ingiustizie, repressioni, discriminazioni.

Il rischio che oggi corriamo è lo strangolamento della democrazia, con gli strumenti stessi della democrazia. Un lento declino verso l'autoritarismo che al colmo dell'insulto si definisce democratico: questa è l'eredità che rischiamo di lasciare ai nostri figli. Solo lo spirito milaniano potrà salvarci, chiedendo ad ognuno di assumersi le proprie responsabilità anche a costo di infrangere una regola quando il suo rispetto formale porta a offendere nella sostanza i diritti di tutti. Signor Presidente, lasci che lo spirito di don Milani interpelli anche lei.


Nel ringraziarla per averci ascoltati, le porgiamo i più cordiali saluti.

Francesco Gesualdi, Adele Corradi, Nevio Santini, Fabio Fabbiani, Guido Carotti, Mileno Fabbiani, Nello Baglioni, Franco Buti, Silvano Salimbeni, Enrico Zagli, Edoardo Martinelli, Aldo Bozzolini

giovedì 7 aprile 2011

mercoledì 6 aprile 2011

6 aprile...due anni dopo

Mi sembra che sia oggi, come a tutti, forse...

Il boato, i rumori degli armadi in casa, la paura di restarci dentro, il pensiero a chi non ti è vicino, le prime immagini dai TG, le telefonate e, poi, le prime riunioni per decidere cosa fare: le scuole chiuse o aperte? Se ci chiedono aiuto che si fa? Siamo pronti

E così nasce un movimento spontaneo che il comune riesce a gestire grazie alle numerosissime collaborazioni...con le associazioni, con le singole persone, con gli uffici...tra tutti.

Si inzia a correre: alberghi, ospedale, case, il centro di raccolta organizzato in poche ore, i primi comunicati, aggiornati di giorno in giorno, le news su guardiagrelesociale.it, aggiornate di ora in ora, i primi viaggi...a L'Aquila, a Pineto, a Chieti...la raccolta fondi...

I primi ospiti che arrivano non hanno più parole per ringraziare...

Tanti giovani all'opera, pronti ad ogni richiesta: farmaci, cibo, compagnia...

C'è anche il tempo per una cena tutti insieme: salsicce e patate al forno. Ricordate?

Quei visi ce li ho stampati tutti nella mente: Ermando, Carla, Raniero, Rosina, Antonio...e poi i tanti volontari...Arcangelo, Assunta, Francesca, Davide, Pietro, Tonia, Giouliano, Francesco, Massimo, Daniel, Daniele, Andrea, Pierluigi, Alessio, Amanda, Giulia, Antonella, Rosaria, Camilla, Luigi, Assunta, Domenico, Ilaia, Angelo, Ernesto, Lorenzo, Simone, Angela e tanti, tanti altri ancora...grazie ancora...

Un anno fa 308 rintocchi, 308 lumi...forse sono ancora da qualche parte! Tanti amici, gli stessi dell'anno prima...

E oggi?

Se il silenzio è una scelta...Se è invece è perdita di memoria, la cosa proprio non mi va giù...

Io non voglio proprio dimenticare...che anche Guardiagrele ha avuto il suo terremoto...

sabato 26 marzo 2011

L'intervista al sub commissario...

La consegna della cautela quando si attende una sentenza della magistratura sarebbe la condotta più opportuna, soprattutto quando si parla di provvedimenti che investono gli interessi e i diritti della popolazione di una intera regione.

Se un cittadino non colpito dai problemi sul riordino della rete ospedaliera o uno che della sanità non sa nulla avesse sentito l'intervista rilasciata ieri al TG3 Abruzzo dal sub-commissario alla sanità, avrebbe pensato che non c'è nessun problema.

Ci chiediamo quale tipo di monitoraggio stia portando avanti l'Ufficio commissariale e di quale rapporto al Consiglio di Stato stia parlando.

La realtà che ha raccontato il sub-commissario semplicemente non è la realtà.

Ha parlato come se non ci fosse nessun problema; ha proclamato che il debito è ripianato e che le aree con gli ospedali riconvertiti non hanno nessuna criticità; ha detto che tutti gli adempimenti ministeriali sono in ordine; ha parlato di invio ai ministeri dei provvedimenti sulla rete ospedaliera senza dire che proprio quei provvedimenti sono stati bocciati in fase cautelare dal Consiglio di Stato e senza nessun riferimento al fatto che il TAR deve ancora pronunciare la sua sentenza; ha parlato di quadruplicazione di prestazioni ambulatoriali, ma a Guardiagrele così non è visto che i medici vanno via e nessuno li sostituisce; ha parlato dei privati senza dire - anche in questo caso - che tutte le cliniche hanno impugnato le delibere commissariali e si attende anche per loro una decisione del TAR (all'udienza del 23 marzo erano ben 14 i ricorsi contro il Commissario: 6 relativi ai piccoli ospedali e 8 delle cliniche private); non ha detto, ad esempio, che i reparti per acuti di Guardiagrele che dovevano essere chiusi da tre mesi, sono pieni di pazienti e che quei ricoveri sono "appropriati".

(A questo proposito è paradossale sentire la direzione generale della ASL parlare di attrattività del Policlinico di fronte alla quotidiana barellopoli: il SS: Annunziata sarebbe attrattivo per prestazioni di medicina e geriatria? Ci saremmo aspettati che l'attrazione derivasse da prestazioni ben più complesse...)

Quando dicevamo che per le Autorità (il commissario e il suo vice in primis) è come se l'ordinanza del Consiglio di Stato non ci fosse, evidentemente avevamo ragione perchè il quadro che ci è stato descritto nella intervista di oggi non è lo stesso che noi viviamo quotidianamente.

Il sub-commissario ha parlato di un rapporto al Consiglio di Stato; io, che ho difeso i cittadini davanti ai giudici di Roma, di questo rapporto non so nulla.

A meno che non ci si voglia riferire alla delibera che il Commissario ha adottato solo il giorno prima dell'udienza per dimostrare di avere adempiuto all'invito al riesame impartito dal Consiglio di Stato. E' bene che si sappia che ci siamo opposti a quella produzione e che il TAR non l'ha acquisita: nessuno sa, quindi, cosa ci sia scritto.

C'è da restare letteralmente sconcertati di fronte a questa ostentazione di sicurezza.

A chi decide vorrei dire che prima che venga detta l'ultima parola dai Tribunali passeranno ancora mesi e che, se veramente si vogliono garantire i livelli di assistenza, non si può pensare - parlo per l'ospedale di Guardiagrele - di lasciarlo morire lentamente come sta accadendo.

E' assurdo che quel che doveva diventare un Presidio Territoriale di Assistenza con ambulatori potenziati perde pezzi giorno dopo giorno: il laboratorio analisi si accinge a ridurre il suo orario e ad essere sostituito da una macchina per le prestazioni urgenti; la radiologia dal 1° aprile perderà un altro medico; la chirurgia ambulatoriale è ai minimi termini; ci sono medici previsti in organico - a partire dai primari - che forse non conoscono neanche la strada per arrivare a Guardiagrele.

Ci si aspetterebe un'analisi più profonda e non un: "Va tutto bene!".

Se dai monitoraggi dell'ufficio commissariale dovesse risultare quanto noi vediamo ogni giorno, sarei il primo a sottoscrivere quei documenti.

venerdì 25 marzo 2011

giovedì 24 marzo 2011

lunedì 21 marzo 2011

Libia: così non si difendono i diritti umani

1. Una cosa è la Risoluzione dell’Onu, un’altra è la sua applicazione. Una cosa è difendere i diritti umani. Un’altra è scatenare una guerra.

2. La Carta dell’Onu autorizza missioni militari (art. 42), non qualsiasi missione militare.

3. L’iniziativa militare contro Gheddafi è stata assunta in fretta da un gruppo di paesi che hanno fatto addirittura a gara per stabilire chi bombardava per primo, che non ha nemmeno una strategia comune, che non ha un chiaro comando unificato ma solo una forma di coordinamento, con una coalizione internazionale che si incrina ai primi colpi e che deve già rispondere alla pesante accusa di essere andata oltre il mandato ricevuto. Si poteva iniziare in modo peggiore?

4. Da tempo si doveva intervenire in difesa dei diritti umani. Lo abbiamo chiesto ripetutamente mentre l’atteggiamento del governo italiano e della comunità internazionale e, diciamolo, di tanta parte dei responsabili della politica oscillava tra l’inerzia e le complicità con Gheddafi. Se si interveniva prima, non saremmo giunti a questo punto.

5. E ancora oggi, mentre si interviene in Libia non si dice e non si fa nulla per fermare la sanguinosa repressione delle manifestazioni in Baharein, nello Yemen e negli altri paesi del Golfo. L’Italia e l’Europa, prima di ogni altro paese e istituzione, devono mobilitare ogni risorsa disponibile a sostegno di chi si batte per la libertà e la democrazia.

6. Ricordiamo che la risoluzione dell’Onu 1973 indica due obiettivi principali: l’immediato cessate il fuoco e la fine delle violenze contro i civili. Qualunque iniziativa intrapresa in attuazione di questa risoluzione deve essere coerente con questi obiettivi. Ovvero deve spegnere l’incendio e non alimentarlo ulteriormente, deve proteggere i civili e non esporli a una nuova spirale della violenza. Gli stati che si sono assunti la responsabilità di intervenire militarmente non possono permettersi di perseguire obiettivi diversi e devono agire con mezzi e azioni coerenti sotto il “coordinamento politico” dell’Onu previsto dalla Risoluzione 1973.

7. Ad attuare quelle decisioni ci doveva essere un dispositivo politico, diplomatico, civile e militare sotto il completo controllo dell’Onu. Quel dispositivo non esiste perché le grandi potenze hanno sempre impedito all’Onu di attuare quanto previsto dall’art. 43 della sua Carta e di adempiere al suo mandato. La costruzione di un vero e proprio sistema di sicurezza comune globale non è più rinviabile.

8. Non è questione di pacifismo. La storia e il realismo politico ci insegnano che la guerra non è mai stata una soluzione. La guerra non è uno strumento utilizzabile per difendere i diritti umani. La guerra non è in grado di risolvere i problemi ma finisce per moltiplicarli e aggravarli.

9. L’Italia ha un solo grande interesse e una sola grande missione da compiere: fermare l’escalation della violenza, togliere rapidamente la parola alle armi e ridare la parola alla politica, promuovere il negoziato politico a tutti i livelli per trovare una soluzione pacifica e sostenibile. L’Italia deve diventare il crocevia dell’impegno europeo e internazionale per la pace e la sicurezza umana nel Mediterraneo. Per questo l’Italia non doveva e non deve bombardare. Per questo deve cambiare strada. Subito.

10. Ricordiamo nuovamente quello che sta scritto nella Costituzione italiana. Art. 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”

Flavio Lotti, Coordinatore nazionale della Tavola della pace

mercoledì 16 marzo 2011

150° dell'Unità d'Italia


Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò






lunedì 14 marzo 2011

venerdì 4 marzo 2011

Noi lo avevamo detto...


lunedì 28 febbraio 2011

giovedì 17 febbraio 2011

Sanità e lavoro/2


mercoledì 16 febbraio 2011

Salute e lavoro

Il bilancio di previsione della ASL provinciale di Chieti preoccupa sol che si consideri la riduzione della spesa sanitaria ospedaliera del 13% entro il 2012, un taglio fatto a scapito dell'assistenza e a danno dei lavoratori probabilmente per recuperare gli errori di una gestione commissariale che ha fatto aumentare debito e spese.

Ad esempio, nessuno ha detto, fino ad oggi, che la ASL potrebbe stabilizzare tutti i dipendenti a tempo determinato, dico tutti perchè tutti sono indispensabili per garantire un servizio sanitario degno di questo nome.

Se non si procede in tempi brevi, presto ci troveremo di fronte ad un dimezzamento delle risorse umane a suo tempo assunte con contratti a termine perchè il decreto legge 78 dello scorso anno ha previsto che nel 2011 i precari dovranno essere praticamente dimezzati rispetto al 2009.

L'impressione è che vi sia una consapevole omissione: probabilmente qualcuno pensa di recuperare lo sforamento della spesa farmaceutica e l'enorme crescita della mobilità passiva tagliando sulle spese del personale omettendo di dire che lo stesso Programma Operativo - sul punto corretto a fine 2010 - consente, ripeto, di trasformare tutti i contratti da tempo determinato a tempo indeterminato per il semplice fatto che questo non comporta aumenti di spesa.

Tutto questo mentre il privato non subisce nessun taglio e non è ancora ben chiaro se il fabbisogno regionale di prestazioni sanitarie sia effettivamente tale da autorizzare nuovi accreditamenti.

E' vero, questi sono sospesi fino a giugno, ma sarebbe il caso di comprendere che la sanità pubblica ha enormi potenzialità che attendono solo di essere messe in moto con una diversa gestione del personale.

Un esempio è proprio quello dell'ospedale di Guardiagrele che ben potrebbe rispondere, se solo avesse tutto il personale necessario, alle richieste dell'intera ASL che, invece, è costretta a pagare prestazioni di bassa complessità erogate dal privato o fuori regione.

Queste sono, a ben vedere, le scelte che la ASL dovrebbe fare dando, in questo modo, risposte alla legittima richiesta di salute e di assistenza e alle aspettative di tantissimi lavoratori.

Il tema del diritto ala salute, in sostanza, si intreccia con quello del diritto al lavoro e mai come in questo caso l'articolo 1 e l'articolo 32 della Costituzione si intrecciano.

giovedì 10 febbraio 2011

Ospedale tra tagli e ricatti

Ospedale: ricevuti dal Prefetto

10 gennaio: giornata del ricordo

Un filo d’acciaio
taglia l’anima
che grida pietà,
sul ciglio
della morte.
Foiba
parola
che sgretola la vita.
Foiba
parola che inchioda
alla croce,
senza respiro,
senza assoluzione.
Mani e piedi
legati dall’odio
e poi
giù,
nel buio
mentre la tua vita
sfracella
tra le pareti
nere di pietà.
Uomini,
donne,
padri,
madri,
violentati
dalla follia della morte,
dalla pazzia dell’ideologia.
Nella nebbia del tempo
quando
tra le dune
di pietra del Carso
domina la notte,
mi pare di sentire
le voci, i canti e i silenzi
di quegli uomini
che caddero
nel ventre buio della terra
rinascendo
per sempre
nella Luce.

Marco Martinolli

venerdì 4 febbraio 2011

mercoledì 2 febbraio 2011

martedì 1 febbraio 2011

L'ospedale va difeso


lunedì 31 gennaio 2011

domenica 30 gennaio 2011

I problemi della sanità: personale, privato, trasparenza...

Nell'incontro di questa mattina al cinema Garden di Guardiagrele il gruppo di centrosinistra ha aggiornato la cittadinanza sugli sviluppi della propria azione intrapresa a difesa dell'ospedale di Guardiagrele.

L'obiettivo che il gruppo si pone è quello di fare in modo che la sospensione del programma operativo ottenuta il 14 gennaio dopo il ricorso al Consiglio di Stato non resti senza nessun effetto.

E' infatti probabile che sia la regione sia la ASL restino in attesa della decisione sul merito che dovrà esserci a fine marzo. Ma la situazione non può restare ferma per altri 60 giorni anche perchè la decisione definitiva non sarà sicuramente quella del TAR dal momento che chi, tra i contentendti non si riterrà soddisfatto, certamente tornerà davanti al Consiglio di Stato.

Certo è che l'atto che oggi ha pieno vigore dal punto di vista giuridico è la programmazione del 2008, conforme al Piano Sanitario Regionale adottato con una legge che era stata addirittura validata dal Tavolo di monitoraggio con i Ministeri e che neanche Chiodi aveva sospeso quando aveva adottato il Programma Operativo.

Ciò significa che, a tutela della salute di oltre 40000 cittadini del nostro comprensorio, la direzione aziendale farebbe bene (e, anzi, dovrebbe) lavorare proprio sulla soluzione dell'atto aziendale adottato prima della fusione delle due aziende e non può certo attenersi nè al Programa che oggi è sospeso nè alle direttive impartite dala regione sulla base di un atto che il Consiglio di Stato ha praticamente annullato.

E' singolare che nessuno si chieda come superare questa fase senza fare ciò che il Consiglio di Stato ha detto e, cioè, rivedere i programmi alla luce delle osservazioni che noi abbiamo portato all'attenzione del massimo grado della giustizia amministrativa.

IL quadro si complica se si tiene conto di altri due aspetti.

Il primo è l'importantissima partita sul personale. La respirazione "bocca a boca" con la quale stiamo salvando il SS. Immacolata rischia, infatti, di rivelarsi inutile se non si fa una politica del personale seria. Basterebbe, innanzitutto, distribuire meglio medici e infermieri.

Sono davvero tutti necessari i medici e i chirurghi che operano, ad esempio, a Ortona? Non sarebbe meglio lavorare secondo una logica di sistema come la precedente programmazione aveva fatto salvando tutti i piccoli ospedali? O, piuttosto, vi è davvero una scelta politica che sta creando artatamente i presupposti per dire, magari nel prossimo Programma Operativo, che siccome a Guardiagrele non si fa niente, vuol dire che non serve?

E, poi, bisognerebbe stabilizzare tutto il personale precario visto che la trasformazione dei posti da tempo determinato a tempo indeterminato non provocherebbe nessun aumento di spesa. O, almeno, si segua l'esempio della Polverini che, grazie ad accordi sindacali regionali, ha almeno garantito il prolungamento dei contratti in essere per altri due anni.

Il secondo aspetto è quello relativo alla partita del privato sulla quale non si ancora detto abbastanza.

Nel nostro ricorso - e, cioè, sin dallo scorso settembre - avevamo messo in evidenza che, ad esempio in tema di tasso di occupazione, il Programma Operativo faceva due pesi e due misure salvando il privato e affossando il pubblico.

Come si vede i fronti sono ancora tutti aperti.

Sarebbe più facile portare avanti la battaglia se, almeno, fosse più semplice accedere ai documenti. In Abruzzo non è possibile avere conoscenza in tempo reale di tutte le delibere commissariali, come, ad esempio, avviene in Molise.

Sarebbe, poi, bello che ci si rendesse conto che la nostra non è una battaglia di campanile.

Grazie al comitato nazionale "Articolo 32" che lanciammo ad ottobre, abbiamo fatto conoscere i nostri risultati anche in altre regioni. Siamo stati contattati dalla Calabria e dal Lazio e proprio ieri abbiamo partecipato ad un incontro pubblico ad Agnone per riferire della nostra esperienza e sostenere una analoga iniziativa.

giovedì 27 gennaio 2011

27 gennaio: giorno della memoria

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per la via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi

martedì 18 gennaio 2011

Consiglio di Stato: Piano Operativo da rifare

"Il Consiglio di Stato (sezione V),
...
Visto l'art. 62 cod. proc. amm;

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

Visti tutti gli atti della causa;

Visti gli atti di costituzione in giudizio del Commissario ad acta, della Regione Abruzzo e dell’Azienda Sanitaria Locale N. 2 di Lanciano, Vasto, Chieti;

Vista la domanda di sospensione dell'esecuzione dell'ordinanza del Tribunale amministrativo regionale, presentata dalla parte ricorrente;

Viste le memorie difensive;

Relatore nella camera di consiglio del giorno 14 gennaio 2011 il Cons. Carlo Saltelli e uditi per le parti gli avvocati Dal Pozzo, Referza, Russo Valentini e l’avvocato dello Stato Luca Ventrella;

Ritenuto che all’esame proprio della fase cautelare non sembrano del tutto sfornite di fondamento le perplessità sollevate dagli appellanti nei confronti degli atti di chiusura dell’Ospedale di Guardiagrele in ordine alla mancata o insufficiente considerazione, quanto alla sufficienza ed all’adeguatezza delle misure alternative predisposte (con riferimento soprattutto ai presidi attivabili ed al Punto di Pronto Intervento H24), della particolare conformazione del territorio, dei comuni afferenti al bacino di utenza della struttura ospedaliera, della effettiva rapida raggiungibilità degli ospedali vicini soprattutto nel periodo invernale nonché della popolazione residente nel bacino territoriale dell’Ospedale di Guardiagrele, formata per la maggior parte da soggetti ultrasessantacinquenni;

Considerato che i contrapposti interessi in gioco possono essere opportunamente contemperati ordinando il riesame degli atti impugnati alla luce dei motivi di censura sollevati, con particolare riguardo a quelli attinenti al prospettato difetto di istruttoria;

P.Q.M.

Accoglie l'appello (Ricorso numero: 10310/2010) e, per l'effetto, in riforma dell'ordinanza impugnata, accoglie l'istanza cautelare in primo grado ai fini del riesame, nei sensi e nei limiti indicati in motivazione.

Spese compensate.

La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata presso la segreteria della Sezione che provvederà a darne comunicazione alle parti.

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 14 gennaio 2011 con l'intervento dei magistrati:

Stefano Baccarini, Presidente

Carlo Saltelli, Consigliere, Estensore

Adolfo Metro, Consigliere

Francesca Quadri, Consigliere

Doris Durante, Consigliere


Questo il testo dell'ordinanza n. 118/2010 del Consiglio di Stato che si è pronunciato sull'appello promosso dal gruppo "Guardiagrele il bene in comune" con il supporto del TdM di Guardiagrele contro l'ordinanza con la quale all'inizio di dicembre il TAR aveva rigettato la sospensiva.

"La portata di questa ordinanza del Consiglio di Stato appare dirompente perchè mina alle fondamenta il disegno della regione Abruzzo che si era illusa di ridisegnare la rete ospedaliera liquidando la questione in due parole e, soprattutto, lasciando interi territori sforniti di ogni presisio assistenziale e sanitario efficace e realmente rispondente ai bisogni.

A differenza del provvedimento del TAR di qualche giorno fa, che sostanzialmente approvava il disegno Chiodi-Baraldi di costituire il Presidio di Assistenza in sostituzione dell'ospedale rinviando la chiusura alla piena attuazione del Piano Operativo, il supremo Giudice amministrativo ha chiarito che il Piano è tutto da rifare.

Sollevando il problema della carenza assoluta di istruttoria, il Consiglio di Stato chiarisce, poi, che il Piano Operativo è illegittimo e che, quindi, le delibere commissariali vanno completamente riesaminate.

Insomma, tutto resta fermo finche non ci sarà un nuovo Piano che tenga conto dei rilievi, tutt'altro che superficiali, sollevati, sulla base dei nostri motivi d'appello, dal Consiglio di Stato.

Dal provvedimento, poi, viene un messaggio che sconfessa per la seconda volta la posizione di chi ritiene che i piccoli ospedali sino pericolosi o inutili. L'ordinanza di ieri ci dice, invece, che sono indispensabili perchè non si può non tener conto della realtà delle zone interne.

Quando si dubita della adeguatezza e della efficacia delle misure alternative predisposte (compreso, quindi, il Punto di Primo Intervento che, come disegnato dalla nuova delibera 81, doveva essere la soluzione definitiva ad ogni problema), si va in profondità e si censura l'operato della regione e del commissario proprio nel nucleo fondante del Piano Operativo e della nuova geografia della rete ospedaliera.

Questa volta la soddisfazione è piena e chi si sentiva appagato dal provvedimento del TAR, farebbe bene a fare una seria e approfondita riflessione".

mercoledì 12 gennaio 2011

Oggi discussione al TAR

Oggi al TAR si discute la sospensiva sul nostro ricorso (oltre che di quello del comune di Guardiagrele e del comune di Casoli), dopo che un mese fa il presidente con un decreto urgente aveva sospeso le delibere commissariali limitatamente alla funzionalità del pronto soccorso.

Il nostro gruppo non recederà di un millimetro dalla sua posizione che è stata e sarà quella della difesa dell'ospedale di Guardiagrele con tutti i servizi e, soprattutto, con i reparti per acuti.

La ASL, la Regione e il Commissario hanno prodotto un documento che, a loro dire, costituirebbe la tutela della salute del nostro territorio e la soluzione definitiva alla questione della gestione delle emergenze.

In realtà, la delibera 81 2010 del Commissario, adottata il 29 dicembre scorso, dice che il Punto di Primo Intervento (che dovrebbe sostituire il Pronto Soccorso) è aperto tutto il giorno, ma nulla dice sui servizi annessi e sul fatto che è necessaria tutta la dotazione di posti letto e di diagnostica che possa davvero garantire, come il commissario ritiene, la sicurezza dell'intera area pedemontana.E' un atto spacciato come precisazione ma che, in realtà, crea ulteriore confusione e, soprattutto, non fa chiarezza sul funzionamento reale della rete di emergenza.

Il TAR discuterà anche il nostro ricorso per il quale abbiamo ottenuto lo stesso decreto che ha ottenuto il comune di Guardiagrele. Di questo non abbiamo parlato molto per non creare troppa confusione nella selva degli atti giudiziari e, soprattutto, perchè avevamo già ottenuto il fondamentale decreto del Consiglio di Stato che salvava l'intero ospedale e non il solo pronto soccorso.

Ecco perchè noi chiederemo ai giudici amministrativi aquilani di ampliare la portata del decreto concesso un mese fa fino a ricomprendere la salvarguardia dell'intero presidio con i suoi servizi (oggi, per altro, pesantemente penalizzati anche a causa della mancanza di personale o di strani spostamenti) e, soprattutto, con i reparti di degenza per acuti che hanno funzionato a pieno regime anche dopo il 15 dicembre.

Visto quello che sta accadendo - il paradosso per cui funziona ciò che doveva sparire e si azzera quel che doveva essere potenziato - siamo pronti anche ad agire per l'ottemperanza dei provvedimento che comunque sarà concesso dal momento che non è possibile che si giochi sulla salute dei cittadini a colpi di delibere, ignorando la situazione reale del territorio e, soprattutto, vedendo in chi rappresenta il territorio, sia pure come opposizione, un avversario da eliminare.

Non dimentichiamo, poi, che venerdì in Consiglio di Stato si discuterà del decreto che il 13 dicembre, sul nostro appello nel "ricorso bis", aveva bloccato tutto salvando l'ospedale. In quella sede, data la portata assorbente del provvedimento dei giudici romani, ne chiederemo la conferma.

Se così sarà - come ci auguriamo - e se il TAR domani dovesse limitarsi, ancora una volta, a salvare il solo pronto soccorso, non è esclusa una ulteriore impugnativa al Consiglio di Stato, impugnativa che, a quel punto, avrebbe un esito scontato.

La battaglia del nostro gruppo è una battaglia di legalità che va oltre lo schieramento politico perchè davvero si pone come obiettivo il bene comune; i risultati che abbiamo sin qui ottenuto non sono il vantaggio di una sola parte (sebbene noi lo rivendichiamo in maniera forte), ma una conquista che giova a tutti indistintamente, a partire - sembrerà strano - dal nostro avversario politico.

Chi, infatti, si è seduto al tavolo prefettizio il 16 dicembre dopo che il Consiglio di Stato aveva bloccato il disegno della regione?

sabato 8 gennaio 2011

venerdì 7 gennaio 2011

martedì 4 gennaio 2011

domenica 2 gennaio 2011