venerdì 31 dicembre 2010

Buon 2011!

Non avrei mai pensato che il mio 2010 si sarebbe concluso con il deposito ai Carabinieri di un esposto per salvare la funzionalità del nostro ospedale.

Eppure è andata così, a chiusura - almeno per quest'anno - di un lungo periodo che mi ha visto concentrato sulla questione sanità in più ruoli, tutti complementari: cittadino, politico, professionista...

Cosa accadrà tra due settimane non posso prevederlo. So solo che è stato grazie a questo impegno - non da tutti riconosciuto ma i cui risultati sono, invece, a disposizione e vantaggio proprio di tutti - che le sorti della nostra comunità sono state, almeno per il momento, modificate.

E' stato un po' come cambiare il corso di una storia che sembrava segnata e tornare a sperare.

Ho già detto che sarebbe stato meglio se su questa partita si fosse andati uniti e ho detto anche perchè questo non è stato possibile.

Ribadisco solo che quando lo scontro investe sfere che vanno al di là dell'attività politica e quando si dicono - se consapevolmente o meno la cosa non cambia - cose non vere, è ovvio che qualcosa non funziona.

Si conclude il 2010 che era iniziato con una sconfitta elettorale che ha consegnato alla città un'amministrazione che mi pare politicamente inadeguata e abbiamo detto più volte perchè. Non è il momento di tornarci su.

Un 2010 nel quale ho cercato di interpretare un impegno per la città in maniera diversa, sollecitando, stimolando chi governa senza, però, rivecerne risposte. Ho interrogato il mio successore diverse volte...non ho mai avuto risposte!

Ho continuato anche a fare quella politica più ampia, che va oltre i partiti, proseguendo a mie spese l'esperienza dei forum: Paolo di Giannantonio e Gherardo Colombo sono venuti a Guardiagrele. Ricordate? E' èroseguita l'esperienza delal fiaccolata del 2 giugno. E sto già pensando alle prossime edizioni...

Certamente ho commesso errori. Per quanto ricordi, non ho mai agito pensando a secondi fini o, peggio, in mala fede. Non mi assolvo, però e dico che, in fondo, c'è sempre da migliorare e migliorarsi.

Il 2011 come sarà? Non so prevedere il futuro di cose che non dipendono da me. E neanche di quelle che riguardano la mia vita, il mio futuro politico, personale e professionale.

Certo è che, grazie a chi mi è vicino - prima di tutto la mia famiglia che quest'anno diventerà più numerosa -, farò quel che devo con il massimo impegno.

Per i miei cari, per la mia famiglia, per la mia comunità.

Buon anno 2011!

giovedì 30 dicembre 2010

Confusione all'ospedale

La notizia di stamattina del blocco del servizio di chirurgia ambulatoriale ha destato preoccupazione e, nonostante la probabile smentita (o, meglio, il probabile passo indietro della Direzione Generale della ASL), resta un clima di confusione che conferma la necessità che si vigili con la massima attenzione su quella che potrebbe essere una disattivazione di fatto dell'ospedale.

Quel che ci preoccupa è che l'ospedale, anche se tenuto in vita grazie alla terapia giudiziaria, sia, d'altra parte, sottoposto ad una lenta ma inesorabile eutanasia a causa di spostamenti di personale, mancata sostituzione di figure essenziali (come nel caso delal radiologia), annullamento di servizi, blocco di prenotazioni.

E' grave che il Direttore Generale non conosca un provvedimento che elimina uno dei servizi più importanti dell'ospedale, servizio che doveva essere addirittura potenziato secondo le previsioni dello stesso Piano Operativo.

Tra l'altro a noi risulta che questo documento sia stato firmato dopo la pronuncia del Consiglio di Stato e se ciò fosse vero ci troveremmo di fronte ad un fatto gravissimo.

Stiamo assistendo ad uno spettacolo preoccupante che ci ha imposto una decisione che avevamo rinviato fino ad oggi e che, invece, alla luce dei fatti si rivela ancor più urgente.

Domani presenteremo, infatti, un esposto alla Procura della Repubblica, per il tramite della stazione dei Carabinieri di Guardiagrele, nel quale chiediamo semplicemente di vigilare su quel che accade nel nostro ospedale visto che, nonostante una formale diffida inoltrata lo scorso 15 dicembre, la funzionalità del SS. Immacolata viene messa e potrebbe essere ancora messa a rischio e ciò nonostante l'ospedale debba continuare a svolgere il suo essenziale servizio.

Anche se il servizio di chirurgia ambulatoriale fosse ancora attivo (e su questo ci aspettiamo un formale provvedimento della Direzione Aziendale che assegni medici e spazi al servizio che ha sempre garantito la sua piena operatività e professionalità), restano altri problemi dei quali chi ha autorità deve necessariamente farsi carico.

Il fatto che la disposizione, che sembra adottata addirittura all'insaputa della Direzione Generale, sia stata smentita, infatti, non ci conforta perchè, anzi, conferma lo stato di abbandono in cui versa la nostra sanità dove, tra l'altro, non solo il diritto alla salute, ma anche quello al lavoro pare messo in discussione come abbiamo messo in evidenza in una relazione trasmessa alla stampa.


Questo il testo dell'esposto

Al Sig. Procuratore della Repubblica di Chieti
per il tramite della Stazione dei Carabinieri di GUARDIAGRELE

p.c. a S. E. Il Prefetto CHIETI

Guardiagrele, 30 dicembre 2010

Oggetto: ospedale <> di Guardiagrele - esposto

I sottoscritti Gianna Di Crescenzo, Carla Altorio, Simone Dal Pozzo, Angelo Orlando e Gianluca Primavera, tutti residenti in Guardiagrele, con riferimento alla situazione del presidio Ospedaliero „SS. Immacolata“ di Guardiagrele, espongono quanto segue.

Con Delibere nn. 44/2010 e 45/2010 del Commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari della Regione Abruzzo, nell’ambito del c.d. “Piano Operativo 2010” era disposta la disattivazione dell’ospedale “SS.Immacolata” di Guardiagrele entro il 31.12.2010.

A seguito di azione giudiziaria, il Consiglio di Stato, con decreto cautelare urgente n. 5679/2010 del 13.12.2010 sospendeva l’efficacia del Piano Operativo relativamente alla disattivazione dell’ospedale, rinviando per la discussione dell’appello cautelare all’udienza del 14.1.2011.

Con nota del 15.12.2010, i sottoscritti diffidavano il Commissario ad acta, il sub Commissario, il Direttore Generale della ASL di Chieti dall’adottare deliberazioni e/o atti che, sia pure di fatto, avessero comportato la disattivazione dell’ospedale e, quindi, invitavano a voler sospendere ogni atto che comporti trasferimenti di personale, mobilità di dipendenti, traslochi di uffici, spostamento di mobili, arredi, attrezzature e ogni altra azione che, direttamente o indirettamente, prosegua o intraprenda la realizzazione, sia pure de facto, della disattivazione dell’ospedale, rammentando che il provvedimento giudiziario comporta la cessazione di tutte le procedure relative alla disattivazione dell’ospedale.

Da notizie apparse sulla stampa, sembra che sia stata disposta non la sospensione ma la cessazione dei servizi di chirurgia non solo in regime di day surgery ma anche ambulatoriale, servizi che, fino ad oggi, hanno garantito una efficace e, soprattutto, tempestiva risposta alla richiesta di assistenza proveniente dal territorio che fa capo all’ospedale.

Un eventuale provvedimento che dispone la cessazione di un servizio essenziale come la chirurgia ambulatoriale – servizio che, tra l’altro, lo stesso Piano Operativo dovrebbe comunque continuare a garantire – costituirebbe una grave lesione del diritto alla salute dei cittadini, delle norme che garantiscono l’erogazione dei pubblici servizi oltre che una violazione del provvedimento giudiziario che congela, almeno fino al prossimo 14 gennaio, la situazione dell’intero ospedale “SS. Immacolata” di Guardiagrele.

Sembrerebbe anche che tale provvedimento sia stato smentito dalla Direzione Generale della ASL, ma questo conferma solo un clima di confusione con conseguente violazione di quanto disposto dal provvedimento giudiziario sopra richiamato che, come detto, nel momento in cui sospende l’efficacia delle delibere commissariali che chiudono l’ospedale, impediscono l’adozione di provvedimenti che non abbiano una natura esclusivamente organizzativa.

Lo stesso discorso si pone per eventuali ulteriori atti adottati che vadano nella direzione di una lenta ma inesorabile (sia pure, magari, non scritta) chiusura del Presidio Ospedaliero di Guardiagrele.

Tanto si doveva alla S. V. Ill.ma perché, in un momento così delicato per la sanità del nostro territorio, si accerti se siano state compiute violazioni e si vigili affinché il diritto dei cittadini venga tutelato e garantito assicurando la piena funzionalità di una struttura ospedaliera essenziale.

Si allegano i seguenti documenti:
1) copia del decreto del Consiglio di Stato n. 5679/2010;
2) copia diffida in data 15.12.2010.

Con ossequio.

Gianna Di Crescenzo Carla Altorio Simone Dal Pozzo Angelo Orlando Gianluca Primavera

Piano Operativo e diritto al lavoro

Il Piano Operativo forse mieterà vittime anche tra i lavoratori del comparto sanitario soprattutto se non sarà fatta chiarezza nella giungla di norme e previsioni che riguardano proprio la materia del personale.

Nei ricorsi (due al TAR e uno al Consiglio di Stato) avevamo messo in evidenza le gravi illegittimità del Piano Operativo concentrandoci soprattutto sull’aspetto relativo all’organizzazione della rete ospedaliera.

Approfondendo i contenuto del Piano Operativo anche nella parte che riguarda la spesa per il personale e confrontando quanto in esso è stabilito con i recenti atti della ASL di Chieti e, soprattutto, con la legge di stabilità per il 2011, la confusione aumenta sempre più.

La partita delle stabilizzazioni e delle nuove assunzioni è delicatissima e viene da pensare che la chiusura di strutture ospedaliere sia solo la conseguenza dell’incapacità di ricollocare in maniera più intelligente le risorse umane disponibili.

Le perplessità – a dir poco – nascono dall’esame di un caso concreto, quello dell’ospedale di Guardiagrele che è stato, almeno per ora, graziato dalla sospensiva del Consiglio di Stato. Il presidio vive una situazione drammatica se si guarda ai servizi di diagnostica.

Dal 1° gennaio cesseranno dal servizio due medici della Radiologia (tra essi il Primario e Direttore Sanitario dell’Ospedale) e il blocco delle assunzioni diventa la principale causa di preoccupazione per la vita del SS. Immacolata di Guardiagrele. Insomma, quel che potrebbe salvare il Consiglio di Stato, potrebbe essere azzerato dalla scellerata gestione del personale.

Ma ci chiediamo se veramente ci dovrà essere questo blocco delle assunzioni e, soprattutto, in che misura.

Andiamo con ordine.

Il Piano Operativo (la delibera 44/2010) prevede che, al di là della possibilità di trasformazione di posti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato (“che non comporta alcun aumento di spesa”), “eventuali ulteriori assunzioni potranno effettuarsi nel limite massimo del 10% del turn-over rispetto alle cessazioni di personale che si verificano nell’anno 2010”.

Ciò significa che, in base al Piano Operativo, su 100 cessazioni, appena 10 potranno essere le assunzioni. Il primo problema è che questa viene presentata come una eventualità e non come un obbligo.

In base a questa previsione, la ASL, con la delibera 1042/2010 (non si sa se ancora al vaglio del Commissario), ha previsto la trasformazione di 95 contratti da tempo determinato a tempo indeterminato attingendo da concorsi o da mobilità. Sfugge su questo punto la logica seguita per individuare il numero dei contratti da trasformare dal momento che è chiaro che i precari della sanità della provincia di Chieti sono ben più di 95. E non si comprende neanche la logica seguita per stabilire che alcune figure professionali vengono attinte da graduatorie di concorso e altre da mobilità.

Insomma, visto che queste trasformazioni non comportano alcun aumento di spesa (è lo stesso ritornello che la direzione generale ha ripetuto per farci capire – ma noi lo sapevamo benissimo – che la disattivazione dell’ospedale di Guardiagrele non avrebbe comportato nessun risparmio), perché non si trasformano tutti i contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato?

La previsione più sconcertante della delibera aziendale, poi, è quella secondo la quale le nuove assunzioni (nel famoso limite del 10% rispetto alle cessazioni entro il 2010) sono appena 17 e riguardano esclusivamente direttori di struttura complessa e dirigenti medici. Viene da chiedersi: e le altre figure professionali? Perché il tetto del 10% riguarda solo le cessazioni dal lavoro di dirigenti medici e non tutte le categorie?

In questo quadro si innesta la previsione della legge di stabilità per il 2011 (legge 13.12.2010, n. 220) che, al comma 52 dell’articolo 1, ha praticamente stabilito che, nel caso in cui i tavoli di verifica dei piani di rientro delle regioni commissariate (tra cui l’Abruzzo) accertino una attuazione dei piani di rientro anche “in misura parziale,…non operano le…misure di blocco automatico del turn-over, nel limite massimo del 10 per cento e in correlazione alla necessità di garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza”.

Insomma, la legge ha stabilito che nella regione Abruzzo (per la quale non c’è stata una bocciatura, come si rileva dagli ultimi verbali dei tavoli di verifica), si può procedere a 10 nuove assunzioni per 100 pensionamenti. Anche in questo caso non si fa differenza tra categorie professionali con la conseguenza che questo sblocco – sia pure parziale - del turn over riguarda tutti i lavoratori (quindi anche infermieri, operatori assistenziali…).

Il quadro appare complicato dal momento che ci troviamo di fronte alla sovrapposizione (o affiancamento?) della previsione del Piano Operativo e della Legge 220/2010. Qualcuno deve spiegare cosa si può fare e, soprattutto, deve dire se sia legittimo limitare il turn-over (sia pure nella misura del 10%) ai soli dirigenti medici o direttori di strutture complesse. Anche perché, a questo ultimo proposito, se è vero che le Unità Operative Complesse dovranno essere ridotte, è chiaro che vi sarà la disponibilità di Direttori che ben potrebbero essere ricollocati anziché procedere a nuove assunzioni.

Qualcuno, poi, dovrebbe anche dire se questo sblocco può essere esteso al 20% (10% previsto dal Piano Operativo e 10% previsto dalla legge di stabilità) e, soprattutto, dovrebbe chiarire il criterio con il quale operare dal momento che la legge è chiara nel precisare che le nuove assunzioni devono servire a garantire i livelli essenziali di assistenza. Ciò vuol dire, tornando al caso di Guardiagrele, che i posti vacanti in un servizio di diagnostica essenziale come la radiologia, non possono essere lasciati vuoti.

Il tema del personale, infine, si completa con la partita delle mobilità conseguenti alla disattivazione degli ospedali.

Mentre per Casoli e Gissi il quadro delle unità di personale disponibile a seguito delle chiusure e da ricollocare era stato concordato con i sindacati (e da lì si vedeva, ad esempio, che il Pronto Soccorso era praticamente sparito e sarebbe sparito anche a Guardiagrele), per il SS. Immacolata il piano è stato praticamente adottato d’imperio.

Sappiamo che la scorsa settimana in una riunione i Sindacati avrebbero dovuto discuterne e sappiamo anche che, grazie alla sospensione del Piano Operativo che abbiamo ottenuto, quell’incontro non si è più tenuto.

Eppure, richieste di mobilità verso altre strutture della ASL, formulate nel dubbio circa il futuro prossimo della struttura ospedaliera di Guardiagrele continuano ad essere sollecitate sulla base di un “avviso di mobilità” che ci auguriamo sia sparito visto che tutte le procedure per la disattivazione sono praticamente sospese, almeno fino al prossimo 14 gennaio.

Il quadro appare abbastanza complicato a causa del sovrapporsi di norme e disposizioni che a volte sono complementari, a volte sono contraddittorie.

Certo è che, se è possibile procedere a nuove assunzioni, non si vede la ragione per la quale si limita la possibilità di azione quando, invece, la necessità di garantire assistenza è sempre crescente, come dimostrato dal fatto che in questi giorni l’ospedale di Guardiagrele, che dal 31 doveva essere praticamente vuoto, è, invece, stracolmo di degenti nei reparti per acuti.

Non vorremmo che questa partita, oltre che pesare sul diritto alla salute, pesi in maniera non meno preoccupante sul diritto al lavoro.

sabato 25 dicembre 2010

Buon Natale!


giovedì 23 dicembre 2010

Invece di essere uniti...

Non avrei mai pensato che la questione ospedale potesse diventare occasione di scontro o, meglio, di scontro così duro.

Ho cercato negli incontri in piazza e, l'ultima volta, martedì in consiglio comunale, di ragionare sulle carte, sui documenti.

E' ammissibile e, anzi, scontato, che l'iniziativa politica (un progetto, un'idea, una scelta) possa essere oggetto di critica, anche dura.

Quel che mi amareggia è il voler smentire ciò che i fatti e i documenti attestano in maniera chiara.

Perchè il gruppo consiliare di maggioranza dice (e scrive nelle bacheche) che il TAR ha accolto il loro ricorso raggiungendo un risultato che gli altri ricorsi non avevano raggiunto?

Perchè si dice questo quando:

- il Consiglio di Stato il giorno prima ha sospeso, su nostra iniziativa, il piano che chiude l'intero ospedale?

- la decisione di cui si vanta l'amministrazione incide sulla sola operatività del Pronto Soccorso e dei servizi annessi?

- quella stessa decisione è stata ottenuta anche da noi, in uno dei due ricorsi che abbiamo promosso?

Perchè si dice che il ricorso dell'amministrazione è redatto in maniera tecnicamente corretta senza contenere rivendicazioni di carattere politico?

Perchè si dice questo quando:

- nessuno di quelli che fa queste dichiarazioni ha mai visto il nostro ricorso?

- non si dice che il quel ricorso si dice che non si è contrari per principio alla disattivazione dell'ospedale di Guardiagrele?

E pensare che il risultato ottenuto al Consiglio di Stato è un risultato che guarda all'interesse dell'intera comunità!

E pensare che chi amministra avrebbe potuto congratularsi non con me nè con il gruppo ma per il risultato che è, lo ripeto, a vantaggio non di una parte ma della città intera!

E' vero che è importante il risultato, ma...

Buone feste!

mercoledì 15 dicembre 2010

martedì 14 dicembre 2010

Consiglio di Stato: l'ospedale per ora non chiude

Il Consiglio di Stato ha sconfessato il Programma Operativo e ha sospeso la delibera 45 del 5 agosto 2010. L’ordinanza del Consigliere delegato della V Sezione del Consiglio di Stato Marzio Branca ha praticamente travolto la delibera commissariale che disponeva la disattivazione dell’ospedale di Guardiagrele entro il 31 dicembre 2010.

Il gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune” ha ottenuto il risultato per il quale stava lottando dallo scorso mese di agosto.

Il Consiglio di Stato si è pronunciato sulla istanza di revoca dell’ordinanza del TAR de L’Aquila con la quale era stata rigettata la richiesta di sospensiva sul presupposto, oggi smentito dal Consiglio di Stato, che il Pronto Soccorso avrebbe continuato ad operare secondo le modalità ordinarie e preesistenti.

Nell’appello, depositato lunedì scorso, si era messo in evidenza come questo dato era sostanzialmente smentito dalla stessa delibera 45 che prevedeva una assistenza medica e infermieristica per sole 12 ore al giorno.

Ed è stato proprio questo il dato che ha convinto il Consiglio di Stato che, però, si è spinto oltre stabilendo, in considerazione del rilievo costituzionale del diritto alla salute, la sospensione della delibera commissariale.

Il primo effetto pratico del provvedimento del Consiglio di Stato è il blocco delle procedure che avrebbero portato, entro fine anno, alla chiusura dell’ospedale.

Ciò significa che l’interruzione dei ricoveri nei reparti di degenza (Medicina, Geriatria e Lungodegenza) che sarebbe partito domani (15 dicembre), dovrà essere revocata e, quindi, l’attività di tutti i reparti e di tutti i servizi proseguirà ordinariamente in attesa della discussione nella camera di consiglio che è stata fissata per il prossimo 14 gennaio.

La decisione giunge a pochi giorni dalla decisione della Direzione Generale che non solo sospendeva i ricoveri ma azzerava anche i servizi annessi all’ospedale.

Con un verbale del 3 dicembre scorso, infatti, la ASL aveva deciso la riduzione dell’orario di servizio della radiologia e del laboratorio analisi che sarebbero stati operativi, rispettivamente, solo per 12 e 6 ore al giorno. Il Pronto Soccorso, poi, era trasformato in un Punto di Primo Intervento che non avrebbe potuto garantire il suo normale servizio anche a causa della disattivazione del servizio di navetta verso Chieti.

Insomma, di fronte all’annullamento del fondamentale diritto alla salute, grazie all’azione caparbia e convinta del gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune”, portata avanti di fronte allo scandaloso silenzio dell’amministrazione comunale, la città di Guardiagrele si vede restituita la speranza che un disegno così nefasto possa essere portato a compimento.

Non è solo il Pronto Soccorso, quindi, a dover essere mantenuto ma l’intero ospedale e questo è il risultato che tutti speravamo e che riconsegna alla legalità e alla sicurezza un intero territorio depredato del suo bene più importante.

Il ricorso, promosso dal gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune” e sostenuto nella sua seconda formulazione dal TdM, è solo uno degli atti giudiziari che il centrosinistra guardiese ha intentato per scardinare l’impianto del Piano Operativo.

Proprio stamattina, infatti, è stato depositato un nuovo atto con il quale sono stati impugnati gli atti da ultimo adottati dalla Direzione Generale e sui quali è stato chiamato a pronunciarsi il Presidente del TAR.

Ma questa decisione è certamente superata da quella del Consiglio di Stato che sostanzialmente assorbe ogni altro provvedimento dal momento che sancisce la sospensione della delibera 45 nella parte in cui prevede la disattivazione di tutto l’ospedale.

Questa decisione, ancor più importante perché emanata dal Consiglio di Stato, dovrebbe convincere chi non ha ritenuto di spendersi fino in fondo contro il Programma Operativo, del fatto che non c’era nessun allarmismo quando si denunciavano i pericoli contenuti nel disegno del Commissario Chiodi e del sub-commissario Baraldi.

Soprattutto è un monito per chi ha fatto pubbliche dichiarazioni, persino in diretta televisiva, circa la presunta conservazione della situazione.

Non è possibile, infatti, far ritenere alla cittadinanza di un intero comprensorio che tutto sarebbe rimasto come prima quando, invece, così non è.

Questo è, quindi, il momento di una riflessione seria anche sugli atteggiamenti di chi aveva ed ha ruoli che richiedevano ben altro impegno.

Se il nostro ricorso non fosse stato discusso il 1° dicembre non avremmo creato il presupposto perché oggi il Consiglio di Stato ci desse ragione e perché si tornasse a discutere su un punto – quello relativo alla sicurezza del Pronto Soccorso – che oggi, come avevamo abbondantemente previsto, risultava smentito da provvedimenti aziendali che fortunatamente il Consiglio di Stato ha travolto.

Dovrebbe interrogarsi chi riteneva di avere strappato conquiste (RSA, centri Alzheimer e ospedali di comunità) portando in consiglio comunale proposte irricevibili e affiggendo manifesti sul presunto futuro dell’ospedale. Dovrebbe recitare il mea culpa chi ha avuto il coraggio di dire che la prevista chiusura era stata smentita.

Quel che è certo è che per ora la delibera di Chiodi è stata sonoramente bocciata e, con essa, il disegno di chi ha continuato a spacciare per riconversione la chiusura dei piccoli ospedali.

In merito al ricorso dell'amministrazione, il sindaco Salvi farebbe bene a dire che il TAR ha limitato la sua decisione agli effetti sul Pronto Soccorso (e nonha detto che si può continuare a ricoverare i pazienti), lo stesso TAR che oggi è stato solennemente smentito dal Consiglio di Stato. Questo, decidendo sul nostro appello, invece, ha sospeso l’intera delibera. Ma evidentemente, quando parla di esercitazioni politiche intellettualistiche, si riferisce a se stesso.

Del resto, quando sabato mattina ha comunicato ai sindaci che si era sull’orlo del baratro, ha preferito non incontrare l’opposizione che gli avrebbe fatto comprendere come l’allarme era stato lanciato da tempo, mentre lui favoleggiava di trattative, promesse, incontri sulla pelle dell’ospedale che si era candidato a salvare e, invece, accompagnava al cimitero.

Dica, invece, che, se oggi Guardiagrele ha una speranza, è perché il gruppo “Guardiagrele il bene in comune” l’ha costruita.

sabato 11 dicembre 2010

Tutto è compiuto?

Pare che il provvedimento che sospende i ricoveri sia già sul tavolo della Direzione Sanitaria e dei primari dell’Ospedale “SS. Immacolata” di Guardiagrele.

Così da mercoledì prossimo, come annunciato dalla Direzione Generale e mai smentito, nonostante le rassicurazioni a mezzo manifesti del Sindaco, non vi saranno più ricoveri a Guardiagrele e saranno smantellati reparti per acuti e lungodegenza.

Pare che sia stato anche deciso il ridimensionamento della radiologia, anche a causa del pensionamento del primario e di un medico e la sostituzione del laboratorio analisi con un punto prelievi senza nessuna assistenza di tecnici e specialisti.

Il momento è grave; siamo ad una svolta per la storia della città che consegna un quadro di gravi responsabilità dalle quali non è certamente immune l’attuale amministrazione.

Accreditatisi come i salvatori dell’ospedale, Salvi e i suoi amici hanno mantenuto il sacco di chi stava scippando Guardiagrele e i suoi cittadini del bene più importante: il diritto alla salute.

Le dichiarazioni tv del 7 dicembre è stata la comica finale: Salvi che disperatamente parlava di un ricorso fatto per forza e Zavattaro e Budassi che, con le loro dichiarazioni, smontavano in diretta televisiva l’impianto della richiesta di bloccare le delibere di Chiodi.

Salvi che diceva di sperare nella sospensione del Piano Operativo perché mette in crisi il pronto soccorso e i reparti per acuti e, subito dopo, Zavattaro e Budassi, dichiarando che tutto resta come prima, sconfessavano a parole ciò che è scritto negli atti.

La drammatica verità è che è stato silente di fronte a questo disegno. Dai tavoli di trattative di cui ha parlato – salvo poi denunciare nel ricorso di non essere stato consultato – cosa ha portato a casa? Cosa mai potrà sostituire un ospedale? Come si può accettare il principio della disattivazione di una struttura che ha continuato a garantire assistenza a tutto il bacino pedemontano?

E Guardiagrele sarebbe una delle 100 città per la sicurezza? La sicurezza per chi? - viene da chiedersi.

Come può il sindaco colpito da un così grave provvedimento dichiarare che gli basta qualcosa in più di un PTA?”.

Il gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune”, da parte sua, ha mantenuto la parola data alla cittadinanza e proprio questa mattina ha notificato l’appello al Consiglio di Stato contro l’ordinanza cautelare del TAR de L’Aquila che aveva respinto la sospensiva richiesta nel ricorso bis presentato con il Tribunale del Malato.

“Nell’atto abbiamo messo in evidenza come l’assunto al quale il TAR ha prestato fede secondo il quale il Pronto Soccorso resterà funzionante nelle 24 ore con le modalità «ordinarie e preesistenti» è smentito dalle stesse difese dell’Amministrazione e dai documenti che abbiamo prodotto. L’ordinanza, in ogni caso, non ha tenuto in nessun conto la grave lesione al diritto all’assistenza sanitaria rappresentato dalla disattivazione dei posti letto per acuti.

Abbiamo chiesto che il Presidente della sezione assegnataria pronunci, stante l’assoluta urgenza che non consente neanche di attendere l’udienza di discussione, un provvedimento interinale di sospensione e confidiamo che, sulla base delle argomentazioni portate e dei documenti, ci possa ancora essere un blocco.

Nel frattempo, facendo riferimento proprio all’ordinanza del TAR, abbiamo nuovamente diffidato Regione, Commissario, ASL e Sindaco dall’adottare o avallare atti e provvedimenti che, «riducendo personale, spostando Unità Operative, disattivando Reparti per acuti (con conseguente modificazione anche del regime delle consulenze per il Pronto Soccorso), comportino una modificazione del regime di operatività – rispetto a quello attuale del quale è stata garantita la continuità – del Pronto Soccorso e, di conseguenza, dell’intero Ospedale “SS. Immacolata” di Guardiagrele»”.

Sabato mattina, intanto, il sindaco ha convocato i sindaci del territorio.

Sarà, probabilmente, l’ultimo atto di questa farsa, la celebrazione delle esequie di un cadavere che ha lentamente accompagnato al cimitero.

martedì 7 dicembre 2010

venerdì 3 dicembre 2010

Respinto il ricorso elettorale

Il TAR di Pescara ha respinto il ricorso del gruppo consiliare "Guardiagrele il bene in comune" relativo all'esito delle amministrative di marzo.

Il centrosinistra aveva rilevato la mancanza assoluta di identificazioen ai seggi dei 24 cittadini comunitari che, benchè ammessi al voto in base ad un aattestazione del sindaco, avevano votato senza esibire nessun documento di identità e senza essere identificati espressamente dai componenti del seggio.

Il TAR ha ritenuto che le firme apposte sulle pagine dei verbali di sezione, firme che, unitamente al timbro, vidimano i registri, fanno fede anche dell'identità delle persone i cui nomi erano comunque stati riportati nelle apposite pagine.

L'Amministrazione Salvi resta, quindi, in sella per 23 voti e con un grande dubbio che ancora resta sul fatto che quei cittadini siano stati realmente identificati.

giovedì 2 dicembre 2010

Persa la battaglia, ma non la guerra!

Con una ordinanza di cui non conosciamo ancora le motivazioni, il TAR de L'Aquila ha rigettato la richiesta di sospensione delle delibere commissariali che decretano la chiusura dell'ospedale di Guardiagrele, dopo averne chiusi altri quattro in Abruzzo.

La discussione di ieri non è riuscita a convincere il Collegio della gravità della situazione. La decisione, per il momento, legittima l'operato di chi vuole definitivamente affossare la sanità pubblica e il diritto alla salute e all'assistenza nelle zone interne. Questo è un fatto gravissimo.

Noi andremo avanti. Impugneremo davanti al Consiglio di Stato questa decisione e percorreremo ogni strada per difendere una posizione di cui siamo fermamente convinti.

Qualcuno dovrà interrogarsi a Roma, a L'Aquila e a Guardiagrele sulle proprie responsabilità, su atti che cancellano definitivamente la sicurezza di un intero territorio che resterà privo della benchè minima tutela. Qualcuno dovrà spiegare ai cittadini perchè ha perseguito con così ferma caparbietà il disegno di cancellare i piccoli ospedali concependo un disegno ingiustificato e pericoloso. Qualcuno, a Guardiagrele, dovrà spiegare perchè ha supinamente avallato, sposando il principio della riconversione, questo scellerato programma, ha tergiversato, ha segretamente trattato senza informare nessuno.

Dal Municipio, intanto, non è giunta neanche una telefonata che si sarebbe aggiunta alle decine di chiamate di cittadini e operatori interessati alla sorte del nostro ospedale.

Anche all'amministrazione preannunciamo che abbiamo perso una battaglia ma non la guerra e che lo scontro da oggi sarà ancora più duro.

Non avremo nessun altro interesse se non quello di difendere, ad ogni costo, l'ultimo presidio di tutela della sanità pubblica di una intera comunità.

Diffidiamo ancora una volta chiunque dal porre in essere atti che pongano in pericolo questo interesse e dall'avallare condotte che hanno il solo effetto di depredare i cittadini del bene più importante: la salute.

L'attesa


mercoledì 1 dicembre 2010

In ansia per l'ospedale

Domani il responso


Stamattina si è svolta davanti al TAR L'Aquila la discussione del ricorso promosso dal gruppo consiliare di centrosinistra "Guardiagrele il bene in comune" contro le delibere con le quali si decide la chiusura dell'ospedale di Guardiagrele entro il prossimo 31 dicembre.

Nel corso della discussione davanti al Tribunale l'avvocatura distrettuale ha prodotto un documento a firma della Baraldi dal quale, secondo la difesa dell'amministrzione, dovrebbe risultare che la popolazione è sicura.

La difesa dei ricorrenti ha fatto presente al Tribunale che il Piano Operativo mette nero su bianco (pag. 17 dell'allegato B) che l'assistenza medica e infermieristica è prevista per le 12 ore e che le stesse difese avversarie prevedono la costituzione di un PTA da affidare alle cure dei medici di famiglia per occuparsi di codici bianchi e verdi.

E' stata manifestata la disponibilità ad una sospensione con invito all'amministrazione al riesame delle delibere tenendo conto dei vizi che sono stati denunciati nel ricorso.

Ieri, intanto, al termine dell'assemblea in ospedale nel corso della quale i consiglieri hanno informato ancora una volta i cittadini, questi sono saliti sul tetto dell'ospedale ed hanno issato uno striscione che rivendica "diritto alla salute e diritto all'ospedale".