mercoledì 29 giugno 2011

Governo e commissario chiudono l'ospedale per decreto legge!

1. Premessa
Il Gruppo consiliare "Guardiagrele il bene in comune" segue con la massima attenzione la questione relativa alla chiusura dei piccoli ospedali prevista dal Programma Operativo 2010 del commissario alla sanità e presidente della regione Abruzzo.
Dopo avere impugnato quel provvedimento ed avere riportato una vittoria in fase cautelare davanti al Consiglio di Stato e, quindi, due vittorie nel merito davanti al TAR Abruzzo, annuncia che l'Ufficio commissariale ha proposto appello contro le sentenze chiedendone la revoca.
Appena dopo le sentenze (maggio 2011), il presidente Chiodi chiese ed ottenne la convocazione di un vertice a Roma per verificare come poter proseguire l'incarico commissariale, a suo avviso ostacolato dai provvedimenti del Giudice Amministrativo.
In quella sede venne annunciato un provvedimento da parte del Governo.
A questo punto, per evitare colpi di mano da parte del Governo nazionale e regionale, lo scorso 1° giugno, il gruppo consiliare ha diffidato il Presidente del Consiglio Regionale dal portare in discussione provvedimenti modificativi del Piano Sanitario del 2008 e il Governo (nelle persone del presidente del Consiglio e dei Ministri dell'Economia e della Salute) dall'adottare atti che potessero attribuire poteri commissariali confliggenti con le norme di legge che dicono che ad altri spetta il potere diprogrammazione sanitaria.
Il gruppo consiliare, che ha agito in giudizio con il patrocinio dell'Avv. Simone Dal Pozzo, ha seguito la fase successiva e anche gli sviluppi degli ultimi giorni relativi alla manovra economica di cui nella serata del 28 giugno 2011, a seguito del vertice di maggioranza, è stata diffusa una bozza.
Il gruppo, quindi, si rivela ancora una volta una sentinella posta a guardia della tutela degli interssi della comunità e lancia, a un anno dalla prima bozza del Programma Operativo, l'allarme su un decreto che potrebbe far rivivere quel che il TAR aveva, su nostro ricorso, cancellato.

2. La bozza della manovra estiva: l'ospedale di Guardiagrele chiude per decreto legge
Dalla lettura del documento emerge che quel che il governo aveva annunciato lo scorso 24 maggio nel vertice romano con i commissari alla sanità si è materializzato a pagina 24 della bozza di manovra economica discussa il 28 giugno nel vertice di maggioranza e, anzi, quel che il Governo si appresterebbe ad approvare è addirittura peggio di quanto si potesse immaginare.

Nella manovra estiva proposta da Tremonti si dicono essenzialmente due cose.

La prima. Se vi sono contrasti tra il Piano di rientro e il Programma Operativo da una parte e, dall'altra, norme regionali, il Consiglio regionale, rilevato il contrasto anche su indicazione del commissario, è chiamato ad adottare i provvedimenti necessari entro sessanta gionri. Se non lo fa, interviene il Governo sostituendosi alla regione.

La seconda previsione è quella più pericolosa perchè riserva un trattamento speciale alla regione Abruzzo quale evidente effetto delle sentenze con le quali il TAR ha salvato i piccoli ospedali.

Il Governo trasforma in una legge dello stato il programma operativo 2010 (quello bocciato dai TAR) e, dopo avergli modificato l'incarico commissariale, dà 60 giorni a Chiodi per approvare il Piano Sanitario regionale 2011 - 2012.

Purtroppo le previsioni di un colpo di mano che ci avevano costretto a diffidare anche il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri delle Finanze e della Salute, alla luce dei fatti, si sono rivelate fondate. E questo dimostra ancora una volta la forza delle posizioni espresse da ormai un anno dal gruppo consiliare di centrosinistra "Guardiagrele il bene in comune" che ha condotto una battaglia pionieristica sulla salvaguardia dei piccoli ospedali, aprendo la strada ad un filone che ha fatto scuola anche in Molise e nel Lazio; una forza che, per essere contrastata, ha richiesto addirittura un intervento del governo nazionale.

Temevamo, in effeti, che il Governo potesse superare quanto il TAR aveva detto e, cioè, che il potere di programmazione sanitaria spetta alla Regione e così, purtroppo, è stato.

Ovviamente si tratta di una bozza, ma se il tutto si trasformasse nel decreto legge annunciato per giovedì, questo significherebbe che in pochi giorni l'ospedale di Guardiagrele sarebbe chiuso e quelli che, pur essendo disattivati, sono stati salvati, perderanno definitivamente la speranza di tornare a funzionare.

Un decreto legge, infatti, appena dopo la firma del Presidente della Repubblica, è legge ed ha efficacia immediata anche prima della conversione in legge che deve avvenire in Parlamento entro sessanta giorni dalla sua adozione.

Insomma, l'ospedale di Guardiagrele chiude per decreto legge: questa è la verità dei fatti di fronte alla quale non ci si può arrendere.

E' vero che in poche sciagurate righe si cancellano mesi e mesi di battaglie e si barattano i diritti per i bilanci che certamente non sono in rosso per i piccoli ospedali, ma è altrettanto vero che la guerra non è ancora finita. Sbaglia, infatti, il Governo se crede di poter liquidare la pratica con la decretazione d'urgenza.

Resta aperto il fronte giudiziario anche a seguito dell'appello appena notificato dal commissario, appello che, però, potrebbe anche avere una vita breve se il Consiglio di Stato, alla luce del decreto legge, dovesse dichiarare cessata la materia del contendere visto che il Programma Operativo, come atto amministrativo non esiste più. Comunque sia, annunciamo sin da ora che queste norme saranno immediatamente impugnate davanti alla Corte Costituzionale.

Resta, poi, aperto anche il fronte della "lotta" politica. Con una nota inviata la scorsa notte al Presidente Napolitano lo abbiamo invitato a non firmare il decreto legge non solo per salvare il nostro ospedale, ma anche perchè quel provvedimento demolisce in un solo colpo i principi più importanti della Costituzione in tema di autonomie: sussidiarietà e leale collaborazione.

Se anche su questo decreto legge, qualora fosse approvato così come è, il governo dovesse porre la fiducia, è chiaro che i parlamentari abruzzesi che la votassero, assumerebbero di fronte all'intera regione una grave responsabilità.

Resta, per ora, l'invito al Governo a stralciare completamente questa parte dal decreto legge con l'invito ad abbandonare la via autoritativa e a rispettare i diritti dei cittadini.

Nessun commento:

Posta un commento

Che ne pensate?