sabato 31 luglio 2010

L'ultimo capitolo

L'ospedale è chiuso...

Chiodi si inorgoglisce per aver portato a casa un risultato che scontenta un'intera regione e che inaugura una stagione nuova per l'Abruzzo.

Chiudere un ospedale come quello di Guardiagrele (ma il discorso vale anche per gli altri), significa creare disparità sociale e geografica.

Disparità sociale significa differenza di trattamento tra chi ha la capacità e i mezzi per curarsi privatamente o per recarsi in una struttura sanitaria che l'assista o che lo salvi e chi, invece, non ne ha...e, come si sa, questi sono i poveri (sì, i poveri), gli anziani, i disabili in modo particolare.

Disparità geografica significa penalizzazione delle zone interne e, quasta volta, sarà davvero così.

Chi abita dalle nostre parti di fronte all'assenza di un presidio di emergenza - urgenza efficace è candidato a non raggiungere la meta per salvare la pelle e chi, invece, non dovrà percorrere troppi kilometri sarà più fortunato.

O forse no! Già in questi giorni pazienti che arrivano a Guardiagrele non trovano posto e pendono dall'esito di telefonate che arrivano persino ad Ancona o a Roma.

Questo è quanto è accaduto, sta accadendo e accadrà con buona pace di molti, primi fra tutti quelli che ancora parlano del passato e non si rendono conto del fatto che questa è un'altra storia.

Ed è l'ultimo capitolo.

2 commenti:

  1. Roberto Di Giuseppe4 agosto 2010 alle ore 16:33

    Certo, concordo, si tratta di disparità geografica. Ci sono i cittadini in "tempo reale", quelli da 1 minuto, e quelli "ritardati di 50 minuti". Noi apparteniamo a quest'ultima categoria. Simone, so del tuo impegno nel sociale, non me ne volere per questa "battutaccia" forse troppo cruda. Ma siamo diventati entrambi, sanitariamente parlando, cittadini ritardati di 50 minuti.

    Si dice che hai vissuto bene quando lasci il mondo meglio di come lo hai trovato. Mi dispiace di non poter lasciare ai miei figli l'ospedale di Guardiagrele, che io non ho fatto, perchè l'ho trovato in eredità da persone venute prima di me. Immagino che queste persone abbiano lottato, combattuto e sudato per farlo. E' un "cruccio" che mi porterò dietro per sempre.

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  2. Purtroppo è così...condivido la tua amarezza...Vorrei che su questa storia si facesse un po' di verità e mi piacerebbe se la difesa della verità non restasse per troppo tempo sospesa...sono convinto che non possiamo arrenderci, neanche adesso...il diritto alla salute va oltre quei 50 minuti ed esige un lavoro continuo, anche quando tutto sembra perduto...

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