mercoledì 24 novembre 2010

Il Prefetto ci riceverà tra un'ora

Questi gli argomeni il gruppo consiliare "Guardiagrele il bene in comune" rappresenterà al prefetto nell'incontro che fa seguito alla richiesta inoltrata ieri.

1. Con le delibere 44 e 45 del 2010 il Commissario per il rientro dai disavanzi sanitari ha approvato il Piano Operativo 2010 che prevede la disattivazione di cinque piccoli ospedali. Quelli di Casoli, Gissi, Pescina e Tagliacozzo sono già chiusi.

2. Per il 31 dicembre 2010 è prevista la chiusura dell’Ospedale “SS. Immacolata” di Guardiagrele. Con la disattivazione è prevista la sostituzione dell’Ospedale con un Presidio Territoriale di Assistenza (PTA)

(doc. 1 – scheda del Piano Operativo relativa all’ospedale di Guardiagrele)

(doc. 2 – descrizione del PTA)

3. Il gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune” ha diffidato le Autorità sanitarie (regionali e locali) dall’adottare o avallare decisioni che determinano la chiusura dell’Ospedale

(doc. 3 – diffida del 19.8.2010)

4. Il gruppo consiliare ha promosso due ricorsi davanti al TAR contro le delibere commissariali denunciando le seguenti violazioni di legge:

- il Commissario ha abusato del suo potere perché è stato nominato solo per dare attuazione al piano di rientro;

- il Piano Operativo contiene previsioni contrastanti con il Piano di Rientro (approvato con delibera G.R. 224/2007 e completamente “versato” nel Piano Sanitario Regionale – LL.RR. 20/2006 – 6/2007 e 5/2008)

- Il Piano Operativo, infatti, in base alla Legge (articolo2, comma 88 della L. 191/2009) deve dare attuazione al Piano di Rientro;

- Il Piano Operativo, nel momento in cui stabilisce fin nel dettaglio la geografia della rete sanitaria regionale (stabilendo quali ospedali chiudono) ha violato le prerogative della Regione Abruzzo che è l’organo che con legge ordinaria può e deve procedere alla programmazione sanitaria e a disegnare la rete ospedaliera (si configurano, pertanto, violazioni della L. 833/1978, D.Lgs. 502/1992);

- Il Piano Operativo è stato adottato dal Commissario regionale senza nessuna consultazione con il territorio: non sono stati sentiti sindaci, sindacati, associazioni (si configurano, pertanto, violazioni della L. 833/1978, del D.Lgs 502/1992, della L. 241/1990, della L.R. 146/1996);

- Il Piano Operativo (che ha il contenuto di un nuovo Piano Sanitario e di un nuovo Piano di Rientro concordato con il Governo) assumerebbe la forma di un nuovo Piano di Rientro con la conseguenza che, proprio in base alle previsioni della L. 191/2010, il commissariamento sarebbe dovuto cessare;

- Il Piano Operativo annulla la rete di emergenza-urgenza di un intero territorio violando le previsioni del Piano Sanitario Regionale (approvato, da ultimo, con L.R. 5/2008, mai abrogata dal Consiglio né annullata dal Commissario) che prevede(va) per ogni ospedale della Regione una Unità di Pronto Soccorso;

- Questa previsione è anche confermata da un accordo sindacale sulla mobilità da cui risulta quale sarà la fisionomia del PTA (doc. 4 - accordo sindacale per la mobilità)

- Il Piano Operativo viola le previsioni del D.P.C.M. 29.11.2001 in materia di Livelli Essenziali di Assistenza.

5. Sul tema della partecipazione c’è una gravissima lesione del diritto dei sindaci e, in generale, dei cittadini e appare contraddittoria la posizione della ASL dal momento che:

- il Direttore Generale dichiara che questa materia non è soggetta al confronto (doc. 5 - verbale comitato ristretto del 26.7.2010)

- la ASL nella sua difesa dice che l’obbligo di informazione è stato adempiuto dal momento che sono state fatte riunioni sul territorio (es. di associazioni);

- la ASL nella sua difesa dice che l’obbligo informativo è stato assolto grazie agli incontri avuti proprio in Prefettura (si citano due verbali del 28.4.2010 e del 28.6.2010).

6. Il Piano Operativo, nel sostituire all’ospedale un Presidio con assistenza medica e infermieristica “h12” e nell’eliminare tanto i reparti per acuti (geriatria, medicina generale, psichiatria), quanto i posti di lungodegenza oltre ai servizi di chirurgia programmata, compromette la salute di un intero bacino che coinvolge circa 40000 abitanti.

7. Si propone, come “alternativa” un nucleo di cure primarie gestito dai medici di famiglia, ma questo non può essere un servizio sostitutivo dell’ospedale per pazienti acuti (doc. 6 – proposta di progetto chiesta ufficialmente e mai formalmente consegnata, sebbene circolata).

8. Su questo punto è da segnalare che:

- il sub-commissario Giovanna Baraldi dice in una relazione che è al lavoro un gruppo di lavoro con i medici di famiglia (doc. 7 - relazione sub- commissario del 30.9.2010)

- il direttore generale della ASL dice che nessuna soluzione è ancora allo studio con ciò ingenerando una confusione generale sulla situazione attuale (doc. 8 -risposta dott. Zavattaro del 10.11.2010);

- il progetto proposto dai MMG non è stato mai ufficialmente comunicato anche se ne è circolata una copia dalla quale si evince chiaramente che una strada è stata tracciata e non è quella che garantisce i servizi di emergenza-urgenza) (doc. 6 – proposta di progetto chiesta ufficialmente e mai formalmente consegnata, sebbene circolata)

9. Questo quadro è ulteriormente aggravato da alcune circostanze di fatto:

- i pazienti che oggi trovano ricovero a Guardiagrele saranno costretti a rivolgersi a Chieti e sappiamo che il Policlinico è ingolfato (difficoltà per trovare parcheggi, per accedere al pronto soccorso, per trovare un posto letto in reparto dove spesso si staziona per giorni nelle barelle – con ciò si dimostra la incapacità del sistema di assorbire il colpo derivante dalla chiusura dell’ospedale di Guardiagrele);

- il Presidio Ospedaliero di Guardiagrele, sebbene non ancora chiuso, è sottoposto a continue privazioni alle quali non si dà soluzione:

o le prenotazioni per prestazioni assistenziali sono sospese da tempo;

o l’Unità Operativa di Radiologia – che pure dovrebbe continuare a funzionare – sarà entro fine anno privata di due unità mediche (una delle quali è anche direttore sanitario dell’Ospedale).

10. Vi è grande confusione anche nella gestione del problema e nella rappresentazione delle sue cause dal momento che, mentre si fa passare la notizia che sono necessari tagli alle spese, accade che:

- il Piano Operativo dice che i costi fissi non saranno, comunque, eliminati (doc. 9 - pag. 6 delibera n. 44)

- il direttore generale dichiara che la disattivazione dell’ospedale non comporta nessun risparmio (doc. 10 - estratto dichiarazioni al Consiglio Comunale di Guardiagrele del 14.9.2010);

- Il tavolo tecnico Regione-Ministero, nella riunione del 17.3.2010 dice che il Piano Sanitario Regionale è validato e che, sostanzialmente, il debito è rientrato (doc. 11 – stralcio del verbale)

11. La ASL sostiene di avere ammortizzato la chiusura di Gissi e Casoli con i posti di Atessa e Lanciano, ma va detto che non tutti i posti disattivati a Casoli sono stati riattivati a Lanciano.

12. La Regione e la ASL sostengono che il Piano Operativo ha dovuto dare attuazione al nuovo Patto per la Salute (doc. 12 – stralcio patto per la salute). Va detto, però, che se si fosse applicato il criterio adottato, ad esempio, in Lazio e Molise (popolazione residente / 1000 x 3,5 pl), avremmo avuto diritto a più posti letto:

- i pl x 1000 previsti dal Patto sono 3,5;

- il PO, invece, ne prevede appena 2,9 (perché?);

- già il Piano Sanitario del centro sinistra prevedeva 3,5 pl x 1000 per gli acuti (tale previsione si poteva lasciare invariata);

- il PO, invece, ha tagliato ben 886 pl in più;

- applicando il criterio fissato dal Patto e considerato che la popolazione è aumentata, avrebbe dovuto aggiungerne 135.

(doc. 13 – prospetto del taglio dei posti letto).

13. Si fornisce, altresì, la seguente documentazione:

(doc. 14 – piano relativo al taglio delle Unità Operative complesse da cui si evince che anche il Pronto Soccorso di Atessa e Ortona saranno declassati/tagliati)

14. In conclusione, al di là delle violazioni di legge sopra richiamate, appare assolutamente messa in pericolo la salute dei cittadini a causa dello smantellamento di un Presidio Ospedaliero per pazienti acuti. La salute (e la vita) dei cittadini è messa in pericolo anche a causa della disattivazione di un servizio di pronto soccorso che sia in grado di gestire le emergenze in un territorio montano nel quale la percorrenza di strade spesso tortuose e di difficile praticabilità soprattutto nei mesi invernali di fatto impedisce di poter stabilizzare una patologia acuta (infarti, ictus, gravi traumi) in poco tempo con conseguente pericolo per la vita stessa.

15. La rete ospedaliera, privata del presidio di Guardiagrele, non è in grado di rispondere a queste emergenze per:

- la difficoltà di raggiungerlo (con mezzo proprio e con ambulanze del 118 che possono anche tardare proprio a causa delle condizioni geo-morfologiche della zona);

- il fatto che i reparti già sono intasati e difficilmente riuscirebbero ad assorbire la nuova domanda.

16. Il PTA (né come è previsto nel Piano Operativo né con eventuali aggiunte di servizi come RSA, centri per Alzheimer né, infine, con l’aggiunta di ospedale di comunità affidato ai medici di base…) non sarebbe in grado di fare fronte a queste esigenze di tutela della salute, soprattutto relativamente alla rete di emergenza-urgenza (che viene disattivata insieme con l’ospedale) e, comunque, a causa della sua impossibilità di ricovero di pazienti acuti (oggi, invece, curabili in condizioni di efficienza per i pazienti, nei reparti ospitati dall’Ospedale di Guardiagrele).

17. La Direzione Sanitaria Aziendale ha annunciato che procederà alla sospensione dei ricoveri e alla disattivazione dell’ospedale entro il prossimo 15 dicembre se il TAR non sospenderà le decisioni.

18. Il progetto di disattivare un intero presidio ospedaliero e annullare servizi di emergenza-urgenza su un intero territorio (per altro con caratteristiche geo-morfologiche del tutto peculiari) concreta senza dubbio una interruzione di pubblico servizio soprattutto nel momento in cui, attuata questa programmazione, nessun servizio per pazienti acuti e per l’emergenza resta sul territorio (né si può dire che una surroga può essere assicurata dal PTA previsto nel Piano Operativo)

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