martedì 14 dicembre 2010

Consiglio di Stato: l'ospedale per ora non chiude

Il Consiglio di Stato ha sconfessato il Programma Operativo e ha sospeso la delibera 45 del 5 agosto 2010. L’ordinanza del Consigliere delegato della V Sezione del Consiglio di Stato Marzio Branca ha praticamente travolto la delibera commissariale che disponeva la disattivazione dell’ospedale di Guardiagrele entro il 31 dicembre 2010.

Il gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune” ha ottenuto il risultato per il quale stava lottando dallo scorso mese di agosto.

Il Consiglio di Stato si è pronunciato sulla istanza di revoca dell’ordinanza del TAR de L’Aquila con la quale era stata rigettata la richiesta di sospensiva sul presupposto, oggi smentito dal Consiglio di Stato, che il Pronto Soccorso avrebbe continuato ad operare secondo le modalità ordinarie e preesistenti.

Nell’appello, depositato lunedì scorso, si era messo in evidenza come questo dato era sostanzialmente smentito dalla stessa delibera 45 che prevedeva una assistenza medica e infermieristica per sole 12 ore al giorno.

Ed è stato proprio questo il dato che ha convinto il Consiglio di Stato che, però, si è spinto oltre stabilendo, in considerazione del rilievo costituzionale del diritto alla salute, la sospensione della delibera commissariale.

Il primo effetto pratico del provvedimento del Consiglio di Stato è il blocco delle procedure che avrebbero portato, entro fine anno, alla chiusura dell’ospedale.

Ciò significa che l’interruzione dei ricoveri nei reparti di degenza (Medicina, Geriatria e Lungodegenza) che sarebbe partito domani (15 dicembre), dovrà essere revocata e, quindi, l’attività di tutti i reparti e di tutti i servizi proseguirà ordinariamente in attesa della discussione nella camera di consiglio che è stata fissata per il prossimo 14 gennaio.

La decisione giunge a pochi giorni dalla decisione della Direzione Generale che non solo sospendeva i ricoveri ma azzerava anche i servizi annessi all’ospedale.

Con un verbale del 3 dicembre scorso, infatti, la ASL aveva deciso la riduzione dell’orario di servizio della radiologia e del laboratorio analisi che sarebbero stati operativi, rispettivamente, solo per 12 e 6 ore al giorno. Il Pronto Soccorso, poi, era trasformato in un Punto di Primo Intervento che non avrebbe potuto garantire il suo normale servizio anche a causa della disattivazione del servizio di navetta verso Chieti.

Insomma, di fronte all’annullamento del fondamentale diritto alla salute, grazie all’azione caparbia e convinta del gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune”, portata avanti di fronte allo scandaloso silenzio dell’amministrazione comunale, la città di Guardiagrele si vede restituita la speranza che un disegno così nefasto possa essere portato a compimento.

Non è solo il Pronto Soccorso, quindi, a dover essere mantenuto ma l’intero ospedale e questo è il risultato che tutti speravamo e che riconsegna alla legalità e alla sicurezza un intero territorio depredato del suo bene più importante.

Il ricorso, promosso dal gruppo consiliare “Guardiagrele il bene in comune” e sostenuto nella sua seconda formulazione dal TdM, è solo uno degli atti giudiziari che il centrosinistra guardiese ha intentato per scardinare l’impianto del Piano Operativo.

Proprio stamattina, infatti, è stato depositato un nuovo atto con il quale sono stati impugnati gli atti da ultimo adottati dalla Direzione Generale e sui quali è stato chiamato a pronunciarsi il Presidente del TAR.

Ma questa decisione è certamente superata da quella del Consiglio di Stato che sostanzialmente assorbe ogni altro provvedimento dal momento che sancisce la sospensione della delibera 45 nella parte in cui prevede la disattivazione di tutto l’ospedale.

Questa decisione, ancor più importante perché emanata dal Consiglio di Stato, dovrebbe convincere chi non ha ritenuto di spendersi fino in fondo contro il Programma Operativo, del fatto che non c’era nessun allarmismo quando si denunciavano i pericoli contenuti nel disegno del Commissario Chiodi e del sub-commissario Baraldi.

Soprattutto è un monito per chi ha fatto pubbliche dichiarazioni, persino in diretta televisiva, circa la presunta conservazione della situazione.

Non è possibile, infatti, far ritenere alla cittadinanza di un intero comprensorio che tutto sarebbe rimasto come prima quando, invece, così non è.

Questo è, quindi, il momento di una riflessione seria anche sugli atteggiamenti di chi aveva ed ha ruoli che richiedevano ben altro impegno.

Se il nostro ricorso non fosse stato discusso il 1° dicembre non avremmo creato il presupposto perché oggi il Consiglio di Stato ci desse ragione e perché si tornasse a discutere su un punto – quello relativo alla sicurezza del Pronto Soccorso – che oggi, come avevamo abbondantemente previsto, risultava smentito da provvedimenti aziendali che fortunatamente il Consiglio di Stato ha travolto.

Dovrebbe interrogarsi chi riteneva di avere strappato conquiste (RSA, centri Alzheimer e ospedali di comunità) portando in consiglio comunale proposte irricevibili e affiggendo manifesti sul presunto futuro dell’ospedale. Dovrebbe recitare il mea culpa chi ha avuto il coraggio di dire che la prevista chiusura era stata smentita.

Quel che è certo è che per ora la delibera di Chiodi è stata sonoramente bocciata e, con essa, il disegno di chi ha continuato a spacciare per riconversione la chiusura dei piccoli ospedali.

In merito al ricorso dell'amministrazione, il sindaco Salvi farebbe bene a dire che il TAR ha limitato la sua decisione agli effetti sul Pronto Soccorso (e nonha detto che si può continuare a ricoverare i pazienti), lo stesso TAR che oggi è stato solennemente smentito dal Consiglio di Stato. Questo, decidendo sul nostro appello, invece, ha sospeso l’intera delibera. Ma evidentemente, quando parla di esercitazioni politiche intellettualistiche, si riferisce a se stesso.

Del resto, quando sabato mattina ha comunicato ai sindaci che si era sull’orlo del baratro, ha preferito non incontrare l’opposizione che gli avrebbe fatto comprendere come l’allarme era stato lanciato da tempo, mentre lui favoleggiava di trattative, promesse, incontri sulla pelle dell’ospedale che si era candidato a salvare e, invece, accompagnava al cimitero.

Dica, invece, che, se oggi Guardiagrele ha una speranza, è perché il gruppo “Guardiagrele il bene in comune” l’ha costruita.

4 commenti:

  1. ben detto!!!Cavolo!
    Salvi si dimetta!!....ma non ci sono speranze, visto che la scuola è quella di Berlusconi e del berlusconismo!
    grazie a te e ai tuoi compagni consiglieri!

    RispondiElimina
  2. Grazie per tutto quello che state facendo! Avanti così, non vi fermate. Uniti si può andare fino in fondo e tanti guardiesi contano su di voi. Pensare che stamani avevano già iniziato a sgomberare le camere dei reparti! Fate in modo che torni tutto come prima, accertatevi che i letti tornino al loro posto e che i reparti tornino ad essere operativi (restituirete così un po' di fiducia agli operatori...o almeno a tutti quegli operatori che hanno a cuore il futuro del nostro ospedale)!

    RispondiElimina
  3. bravi e grazie per il vostro impegno!!!

    RispondiElimina
  4. l' impegno per salvaguardare il ns tessuto sociale ed economico dovrebbe assere di tutti. dal di fuori vedo solo critiche ed interessi personali

    RispondiElimina

Che ne pensate?