mercoledì 26 maggio 2010

Incontro con Di Giannantonio - lettera al Centro

Caro Direttore,

da assiduo frequentatore di queste pagine e da persona preoccupata per la china che il mondo dell'informazione si accinge a prendere, Le consegno alcune riflessioni detatte da un confrono avuto a Guardiagrele sabato scorso.

Si è discusso con Paolo Di Giannantonio di informazione con uno dei protagonisti della stagione attuale che vede la principale testata giornalistica televisiva, il TG1, nell'occhio del ciclone.

Di Giannantonio, storico volto del telegiornale della sera della prima rete, insieme alla Ferrario e a Damosso, è stato recentemente rimosso dalla conduzione perchè non aveva firmato una lettera di solidarietà a Minzolini messo (ancora una volta) alla berlina per la discutibile linea editoriale del TG. Venerdì sera, la Busi aveva "ritirato la faccia" in aperto dissenso con la dirigenza.

Come stanno le cose ce lo ha detto Di Giannantonio, in questo appuntamento promosso dalla fondazione Civitas di Guardiagrele.

Riporto alcuni stralci del suo intervento che mi sembrano di strettissima attualità e che, credo, debbano essere condivisi con i cittadini senza che io li commenti.

"Il sistema italiano sarebbe migliore se potessero contendersi il mercato più soggetti.

La particolarità italiana è, invece, questa: c'è una RAI grandissima con tre canali destinati ad aumentare grazie alla tecnologia digitale e poi c'è un grosso gruppo privato che ha, più o meno, la stessa consistenza in fatto di mercato dell'operatore pubblico.

In questa situazione, cristallizzata da oltre venti anni, ci vorrebbe un terzo soggetto che sarebbe il minimo per avere una concorrenza.

A questo si aggiunge un altro problema legato al fatto che editore della RAI è, praticamente, il Parlamento e, quindi, i partiti politici.I partiti cosa cercano dalla TV? Cercano una visibilità, una possibilità di essere raccontati oltre che, naturalmente, la possibilità di fare pratiche di "sottogoverno", come è sempre stato.

Il sistema è rimasto quello antico, la RAI è rimasta la stessa ma è cambiato il mondo intorno. Questo ci fa stare in una situazione di malessere.

Mentre prima c'erano fino a 12 partiti, oggi ci si propone un sistema bipolare per cui dobbiamo scegliere se stare da una parte o dall'altra.

Da un punto di vista politico, noi italiani, che siamo abituati alle sfumature, a vedere tante diverse tonalità, oggi ci ritroviamo ogni volta - che si parli di etica o di calcio - a doverci schierare da una parte o dall'altra.

Questo è il problema più antipatico che trovo come cittadino.

Come giornalista mi trovo nella situazione più drammatica, vivendo in un sistema governato dalla politica, di dover rispondere sempre alla domanda: "Da che parte stai?"

Io non posso accettare questo discorso perchè la verità, probabilmente, non sta nè da una parte nè dall'altra e sta in una terza, in una quarta, in una quinta parte. Il dovere del giornalista sta nell'andare a cercarla.

Io non posso pensare che una parte o l'altra abbiano la verità. Io devo andare a cercarla. Questo è il lavoro che io, giornalista di servizio pubblico, devo fare.

Il grade equivoco è quello di dire che bisogna ascoltare tutte le campane. Nel primo quarto d'ora dei TG, su ogni problema, si sente la maggioranza e si sente l'opposizione e si crede di avere fatto la democrazia. Io ho sentito il parere di due contendenti. Può darsi che la verità sia una terza che non va bene a nessuno dei due contendenti.

Di essa il cittadino ha diritto di essere in possesso e io devo andarla a cercare.Tutto questo oggi in questo paese non si fa.

Io da giornalista non devo essere schierato con nessuno ma devo essere schierato solo con la possibile verità.

Devo andare a cercare non due pareri ma quella che possibilmente è la verità e questo sistema non me lo fa fare.

Questo problema, poi, è aggravato anche dalla presenza del conflitto di interessi.Il problema è a monte e sta nel fatto che i partiti non si sono staccati dal controllo della RAI ma oggi il tema del conflitto di interessi non risolto ci pesa come un macigno ancora un po' di più sulla testa".

Questa è la parte centrale di un intervento ben più lungo che nei prossimi giorni sarà pubblicato sul sito della fondazione, un soggetto nuovo che intende concentrarsi anche sui questo argomento che ci vede tutti protagonisti.

Perchè, come diceva Ciampi nel suo primo messaggio alle camere nel luglio 2002, "la garanzia del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione costituisce strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta".

Perchè - e concludo - è esattamente quello che per primi vogliono gli operatori dell'informazione come abbiamo letto ieri, anche sulla prima pagina di questo quotidiano.

Grazie per l'attenzione.

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